Un altro trionfo, stavolta a Shanghai e contro Djokovic. Jannik Sinner è sempre più il numero 1 incontrastato del tennis mondiale, oltre che una figura che in Italia mancava da molto tempo: quel campione capace di far voltare milioni di persone dai campi di calcio alla racchetta. La vittoria è stata la condizione necessaria perché ciò accadesse, ma per diventare quello che l’altoatesino rappresenta ora, vincere non basta.
Che cosa porta dunque un bravo ragazzo eccezionale sul campo da tennis a essere così amato?
Nel bel mezzo di un paragone con un altro campione quale è Tadej Pogačar nel ciclismo, il vicedirettore della Gazzetta dello Sport, ha tracciato i motivi della sua fortuna mediatica:
“Sinner è chiaro che va oltre Pogacar, perché Sinner anche lui è un numero uno del mondo, anche lui pratica una disciplina di grande popolarità, perché il tennis e il ciclismo sono entrambe discipline molto popolari, però l’altro è italiano. Quindi chiaramente nel nostro paese ha maggiore risalto quello che fa Sinner, perché poi Sinner devo dire che è un personaggio talmente positivo che non è che attrae l’entusiasmo degli appassionati di tennis, ma scalda tutti“.
“Ovunque si sente parlare di Sinner“, continua Agresti, “anche italiani che fino a un anno fa non sapevano quasi nemmeno cosa fosse una racchetta.
Improvvisamente tutti parlano di Sinner, se ne parla nei bar, se ne parla sulle metropolitane. Oltre che un grande campione, Sinner è diventato un po’ anche un fenomeno di costume. In questo quando lo paragoniamo a Alberto Tomba, quando lo paragoniamo a Marco Pantani, quando lo paragoniamo a Valentino Rossi, credo che non sbagliamo, perché ha creato – senza fare niente di strano – da campione molto normale, un’empatia con il pubblico italiano che è straordinaria, che veramente non vivevamo dai tempi di Pantani“.