Ancora una volta, la teologia del nulla di Bergoglio non si oppone al dominio del capitalismo

Sono davvero surreali le recenti parole di Bergoglio, che taluni si ostinano inappropriatamente a considerare il Papa, ma che, come abbiamo mostrato nel nostro studio La fine del cristianesimo, Papa non è, da che Josef Ratzinger alias Benedetto XVI mantenne il Munus in sede impedita anche dopo il 2013.
Dunque, continua senza tregua l’evaporazione del cristianesimo propiziata dalla civiltà della tecnica e del turbocapitalismo, civiltà che, come non ci stanchiamo di sottolineare ad nauseam, non solo non necessita del sacro e della trascendenza, ma ha bisogno del loro annichilimento. In un mondo in cui tutto deve essere disponibile per il fare tecnico e deve altresì essere riducibile alla forma merce, nulla può sopravvivere di sacro e di trascendente.

La violazione di ogni inviolabile figura allora come uno dei capisaldi del disordinato ordine tecnocapitalistico, centrato sulla sdivinizzazione del mondo e sulla dissacrazione del sacro. Come sempre, la neochiesa liberal progressista e smart di Bergoglio non oppone resistenza a questi processi, ma anzi li favorisce essa stessa con zelo e con solerzia. E così il pensiero unico politicamente corretto diventa al tempo stesso teologicamente corretto.

Una prova ulteriore della teologia del nulla e della religione nichilista di Bergoglio l’abbiamo avuta nei giorni scorsi, allorché nella sua enciclica egli ha discettato dei panzerotti pugliesi e ha elaborato una sorta di grottesca teologia del panzerotto, più facile in effetti che Bergoglio parli di panzerotti delle Puglie che di sacertà e di trascendenza. Come se non bastasse, nei giorni scorsi Bergoglio ha precisato che gli italiani non fanno più figli e che dunque, sono parole sue secondo il virgolettato riportato da ansa.it: “Servono gli immigrati”.

Proprio così, secondo Bergoglio, servono gli immigrati. Or dunque, che gli italiani non facciano più figli è indubbiamente vero, ma questo dovrebbe essere un motivo per esortare lo Stato italiano a favorire la famiglia, con adeguati sussidi, con incentivi e con apertura di prospettive sul futuro. E invece no, Bergoglio, come un qualsivoglia appartenente alla global class turbo-capitalistica no border, spiega a che servono i migranti.

Oltretutto non sfugga l’inequivocabile espressione utilizzata, servire, come se appunto non si trattasse nemmeno di persone aventi dignità in sé per sé, ma di risorse, così li chiama in effetti da tempo la neolingua, risorse che servono a qualcuno o a qualcosa. A cosa e a chi servano l’abbiamo peraltro già capito da tempo. I migranti, di cui la globalizzazione turbo-capitalistica è ghiotta come lo è il vampiro al cospetto del sangue, servono alla classe dominante transnazionale per avere braccia a basso costo.

Braccia a basso costo mediante le quali, oltretutto, abbassare in generale le condizioni delle classi lavoratrici, sia autoctone sia migranti. Insomma, come non ci stanchiamo di ripetere, l’immigrazione di massa figura oggi come un’arma fondamentale nel conflitto di classe utilizzata dall’alto contro il basso o, eghelianamente, dal signore contro il servo. Ciò ci consente di ribadire quel che senza tregua diciamo da tempo.

I nostri nemici non sono i migranti, sono i padroni del turbocapitale, coloro i quali sfruttano i migranti e gli autoctoni in un conflitto di classe che si fa ogni giorno più spietato e più asimmetrico. Di tutto questo, ‘savasandir’ non vie traccia nelle parole di Bergoglio, il quale si limita a ripetere il ritornello, la pappa del cuore diremmo con Hegel, dell’apertura delle frontiere. Ritornello in grazia del quale la sinistra neoliberale e la neochiesa post cristiana santificano il dominio di classe della destra finanziaria sans frontières.

Ancora una volta, la teologia del nulla di Bergoglio non si oppone all’evaporazione del cristianesimo e al dominio del capitalismo, ma favorisce entrambi.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro