E adesso è partita la campagna di abbandono di X, o Twitter che dir si voglia, il social network ereditato da Elon Musk, il multimilionario americano transumanista che adesso è protagonista a tutti gli effetti del governo di Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo. Proprio in questi giorni è stata certificata la nuova carica di prestigio occupata da Elon Musk nel governo di Trump. E non dobbiamo stupircene, dacché Trump aveva promesso a Musk un posto di rilievo nel suo governo, contando peraltro sull’appoggio pieno di Musk nella campagna elettorale.
E sappiamo che Elon Musk si è letteralmente prodigato nel supportare Trump, favorendo la sua vittoria, anzi il suo trionfo su tutta la linea. Ebbene ora in molti, tra artisti allineatissimi e giornalisti di completamento dell’ordine liberal progressista, del tutto organici alla globalizzazione wokista e turbocapitalistica, stanno menando vanto di essersi cancellati dal social di Elon Musk. Lo fanno per protesta contro il multimilionario transumanista, accusato di essere ormai un politico, a tutti gli effetti, coerente con la visione del mondo, con la Weltanschauung espressa da Donald Trump.
Fermo restando che Elon Musk è, a tutti gli effetti, un esponente di punta dell’ordine mondiale dominante e della classe capitalistica transnazionale, non si capisce davvero perché a questo punto non si debbano abbandonare tutti i social. E lo dico consapevole del fatto che tutti i social, senza eccezioni, sono controllati da multimilionari ultracapitalisti. O forse mi si vorrà dire che Facebook, a differenza di Twitter, non è amministrato da un multimilionario? E che dire poi di TikTok o di YouTube?
Ci vogliono forse far credere che esiste un capitalismo buono, un filantropo capitalismo dal volto umano, da preferirsi a uno cattivo, quello rappresentato nella fattispecie da Elon Musk? Siamo davvero alle solite manifestazioni goffe e scomposte del pensiero unico politicamente corretto? Quello che, come notava Alain de Benoist, non riuscendo a confutare le idee altrui, non le squalifica come false, ma semplicemente le bolla come cattive e malvagie.
Ebbene, il pensiero unico politicamente corretto, come infinite volte abbiamo sottolineato, è espressione superstrutturale dell’ordine mondiale dominante del turbocapitalismo sans frontiéres. Ad esempio, The Guardian, noto rotocalco britannico, ha abbandonato nelle ore scorse Twitter, ma così ha fatto anche la rockstar italica Piero Pelù. Sappiamo bene che cosa sono i social e sappiamo ugualmente bene che sono gestiti da multimilionari in grado ormai di comandare letteralmente il mondo ponendosi anche al di sopra degli stati sovrani nazionali.
Stiamo ormai assistendo al dominio mondiale, sempre più inquietante, di individui privati. Che – da Musk a Zuckerberg – pongono in essere la privatizzazione della censura e fanno valere una sorta di tecnofeudalesimo nei cui spazi reificati e senza confini torna a valere l’antico detto del principe medievale, quod placuit principi, habet vigorem legis. Possiamo certamente con coerenza abbandonare tutti i social, preferendo l’eremitaggio e la solitudine rispetto al mondo digitale, rappresenterebbe naturalmente un gesto coerente anche se per conseguenza, va detto, produrrebbe ulteriore isolamento. Per parte nostra, pur con tutti i limiti ben noti dei social, che riteniamo la quintessenza dell’alienazione e del potere capitalistico, riteniamo più utile continuare a occupare lo spazio e provare a pensare altrimenti sempre e comunque.
Ma fingere di essere rivoluzionari perché si abbandona Twitter, rimanendo a postare su Facebook o su TikTok, davvero non può che strapparci una sana risata zarathustriana.
Sappiamo che Elon Musk si è letteralmente prodigato nel supportare Trump, favorendo la sua vittoria, anzi il suo trionfo su tutta la linea. Ebbene ora in molti, tra artisti allineatissimi e giornalisti di completamento dell’ordine liberal progressista, del tutto ligi alla globalizzazione wokista e turbocapitalistica, si vantano di essersi cancellati dal social di Elon Musk. Lo fanno per protesta contro il multimilionario transumanista, accusato di essere ormai un politico, a tutti gli effetti, coerente con la visione del mondo, con la Weltanschauung espressa da Donald Trump.
Fermo restando che Elon Musk è, a tutti gli effetti, un esponente di punta dell’ordine mondiale dominante e della classe capitalistica transnazionale, non si capisce davvero perché a questo punto non si debbano abbandonare tutti i social. E lo dico consapevole del fatto che tutti i social, senza eccezioni, sono controllati da multimilionari ultracapitalisti. O forse mi si vorrà dire che Facebook, a differenza di Twitter, non è amministrato da un multimilionario? E che dire poi di TikTok o di YouTube? Ci vogliono forse far credere che esiste un capitalismo buono, un filantro capitalismo dal volto umano, da preferirsi a uno cattivo, quello rappresentato nella fattispecie di Elon Musk? Siamo davvero alle solite manifestazioni goffe e scomposte del pensiero unico politicamente corretto? Quello che, come notava Alain de Benoist, non riuscendo a confutare le idee altrui, non le squalifica come false, ma semplicemente le bolla come cattive e malvagie.
Ebbene, il pensiero unico politicamente corretto, come infinite volte abbiamo sottolineato, è espressione superstrutturale dell’ordine mondiale dominante del turbocapitalismo sans frontières. Ad esempio, The Guardian, noto rotocalco britannico, ha abbandonato nelle ore scorse Twitter, ma così ha fatto anche la rockstar italica Piero Pelù. Sappiamo bene che cosa sono i social e sappiamo ugualmente bene che sono gestiti da multi milionari in grado ormai di comandare letteralmente il mondo ponendosi anche al di sopra degli stati sovrani nazionali.
Stiamo ormai assistendo al dominio mondiale, sempre più inquietante, di individui privati che, da Musk a Zuckerberg, pongono in essere la privatizzazione della censura e fanno valere una sorta di tecnofeudalesimo nei cui spazi reificati e senza confini torna a valere l’antico detto del principe medievale: quod principi placet vigorem habet legis. Possiamo certamente con coerenza abbandonare tutti i social, preferendo l’eremitaggio e la solitudine rispetto al mondo digitale, rappresenterebbe naturalmente un gesto coerente anche se per conseguenza – va detto – produrrebbe ulteriore isolamento. Per parte nostra, pur con tutti i limiti ben noti dei social, che riteniamo la quintessenza dell’alienazione e del potere capitalistico, riteniamo più utile continuare a occupare lo spazio e provare a pensare altrimenti sempre e comunque.
Ma fingere di essere rivoluzionari perché si abbandona Twitter, rimanendo a postare su Facebook o su TikTok, davvero non può che strapparci una sana risata zarathustriana.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro