Legge di Bilancio: lo Stato e l’applicazione di approcci fuorvianti

La legge di bilancio dello Stato può essere interpretata in modi diversi.

Da un lato l’opposizione che evidenzia delle norme che aumentano le entrate, cioè le tasse, e riducono la spesa pubblica, criticando giustamente la politica di austerità. Dall’altro il governo invece che esalta e fa il suo compito delle norme che stimolano l’economia. Entrambi questi approcci sono tuttavia fuorvianti.

La legge di bilancio è un insieme unitario di decisioni di spesa e di entrata che operano in modo interconnesso, come viene spiegato nella relazione illustrativa a pagina 34, e cioè ogni spesa, aperte virgolette, è finanziata con una quota del complesso delle entrate, chiuse virgolette, e viceversa. Ma che cosa significa quindi questo approccio alla legge di bilancio dello Stato? Credo che sia importante per fare un po’ di cultura generale. Ciò significa che non esistono dei legami diretti tra i singoli, cioè unitari, tra le singole spese e le singole entrate.

Tutto è legato da un principio detto di unità e di indivisibilità. Insomma, analizzando i dati, se il governo non avesse toccato nulla, il saldo netto da finanziare per il 2025 sarebbe stato inferiore di 8,2 miliardi rispetto al 2024. Invece, i 144 articoli della legge finanziario introducono delle nuove spese e delle minori entrate per 14,5 miliardi, oltre a rifinanziamenti per 4,9 miliardi, portando il totale a 19,4 miliardi.

Questo importo sarà coperto con 8,2 miliardi di nuovo debito pubblico, 9,6 miliardi di tagli ministeriali e 1,6 miliardi derivanti dalla crescita economica. Vi faccio notare i numeri. 8 miliardi nuovo debito, 9,6 quindi quasi 10 miliardi di tagli, capite? Vuol dire fare più debito e tagliare spesa pubblica per 10 miliardi.

E soltanto 1,6 miliardi derivanti dalla crescita economica. Insomma, una follia.
In sintesi, l’attuale legge di bilancio, più che rappresentare un’effettiva autonomia di scelte economiche, dimostra una sola cosa.

La subordinazione umiliante del nostro paese l’Italia ai vincoli europei, imponendo austerità e limitando il margine per investimenti strategici del nostro paese. Difatti scriverò un libro nel quale dimostrerò che l’Italia ormai da 30 anni non ha più una visione strategica, è totalmente succube e appiattita all’Unione Europea che ci sta massacrando, alzando le tasse e tagliando le spese, la spesa pubblica.

Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi