Milan, adelante con juicio

Quando in tribuna vedi Gigi Marzullo accanto ad Adriano Galliani, un po’ come San Pietro sulla traversa della porta, capisci che tutto è possibile. Anzi, plausibile, nella città della Monaca più celebre, che tutto avrebbe voluto essere tranne che monaca; cosi come Daniel Maldini mai avrebbe voluto scheggiare proprio quel palo lì. Come il fatto che il Milan occupi l’area del Monza con cinque, anche sei uomini ma non riesca a buttarla dentro che una sola volta a fronte della pressione offensiva. Chi non ha visto la gara allora potrebbe chiedersi: quindi il Milan ha sempre dominato? No, ci ha messo pure un po’ per capire come sbrogliare la matassa. Poi Fofana comincia a cantare e a portare la croce, a dettare tempi e proporzione delle distanze tra le linee. Giocatore che si assume via via e con naturalezza sempre maggiori responsabilità e sempre più, di conseguenza, affidatario di palla da parte dei compagni.

Chukwueze a ogni strappo, pur cominciando un poco a intermittenza, testimonia la continuità di una crescita e quegli strappi li protegge un po’ il ripiegare di Pulisic in più occasioni, anche se qualcuno dirà che l’americano è stato un po’ sottotono.

Il gol rossonero, con Reijndeers in ribattuta dopo che Morata centra Izzo, arriva quando deve, perché andar sotto a due giri di lancetta dalla fine del primo tempo frustra non poco gli uomini di Alessandro Nesta, che infatti nella ripresa faticano di più a produrre pericoli per la porta milanista.

Leão entra prima e Loftus – Cheek dopo, ma si sente più l’effetto di quest’ultimo sulla partita, perché invece il portoghese è evanescente e pure un po’ supponente quando cerca il lob liftato sprecando una ripartenza.

Diciamolo sottovoce, ma Fonseca ha azzeccato tutto sommato la formazione prima e l’ha puntellata a dovere nel corso della ripresa. Per i suoi detrattori, bisogna rimandare ancora una volta la messa alla gogna del portoghese.