Claudio Ranieri è tornato sulla panchina della Roma, e il suo terzo mandato si preannuncia una missione tutt’altro che semplice. L’allenatore romano si ritrova ad affrontare una delle sfide più delicate della sua carriera. Il primo banco di prova? Lo stadio Diego Armando Maradona, contro un Napoli ostico e in un’atmosfera carica di emozioni.
I Friedkin lo hanno scelto come figura capace di unire un ambiente diviso e una tifoseria in fermento. Un compito gravoso, considerando che la Roma, dopo un inizio stagione travagliato e due cambi di allenatore, si ritrova psicologicamente svuotata e in crisi di risultati. Il suo approccio pragmatico e la sua capacità di infondere serenità sono proprio ciò che serve per ridare equilibrio alla squadra.
I precedenti debutti di Ranieri con la Roma, entrambi vincenti contro avversari modesti (Siena nel 2009 ed Empoli nel 2019), stavolta non fanno testo. Al Maradona, il livello di difficoltà è ben diverso: il Napoli è in piena corsa per il vertice, e la partita si gioca a ridosso dell’anniversario della morte di Diego Maradona, con lo stadio gremito e l’ambiente incandescente.
Per il suo debutto, ha optato per una difesa a quattro con due linee laterali pronte a contenere le sovrapposizioni partenopee. In attacco, l’idea è sfruttare la fisicità di Dovbyk e i movimenti degli inserimenti da dietro, nonostante l’indisponibilità di Dybala a pieno regime. In particolare è il caso della Joya a tenere banco: l’argentino sembra non avere nessun problema fisico evidente ma rimane ancora indisponibile per Ranieri.
La Roma arriva alla sfida con un reparto arretrato sotto pressione: 11 gol subiti nelle ultime quattro partite. Tre partite in nove giorni che potrebbero compromettere ulteriormente la classifica, sia in campionato che in Europa. Ma Ranieri, a 73 anni, non è la maturità che spegne il gusto delle sfide, ma proprio il contrario: è il tempo delle imprese più belle.