Osa Polizia in Commissione Covid ▷ “Chiediamo scusa a tutti per le restrizioni. Trieste pagina nera”

O.S.A. Polizia è un sindacato che nasce dopo le sospensioni di migliaia di poliziotti, a seguito dell’obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da SarsCov-2 ed è formato da un gruppo di colleghi che si sono opposti a quell’obbligo.
Antonio Porto, esponente del sindacato, scrive sul sito di riferimento, “Dopo le note vicende che hanno portato alla chiusura del sindacato di cui facevo parte, è nata in me l’esigenza di far parte di un’organizzazione sindacale che è ben lungi da quelle che nulla hanno fatto per difendere una minoranza che non si è piegata ad un obbligo surrettizio che è sfociato nella sospensione dal lavoro di migliaia di poliziotti lasciati senza stipendio. Nessuno dei sindacati di categoria ha mosso un dito per difendere quella minoranza di cui
anche io faccio parte”.
Chiamato a rispondere in Commissione Covid su quella che è stata, da parte dei sindacati di polizia, la percezione sul primo periodo della pandemia, Porto ha parlato così alla presenza di deputati e senatori:

“Oggi possiamo affermare ancora con più forza, suffragati da numerose sentenze dei tribunali, che molte di quelle disposizioni e consequenzialmente tutti coloro che sono stati sanzionati alla luce di quegli obblighi surrettizi, sono stati assolti. Nasce pertanto in me quale rappresentante di Osa Polizia e di tutti gli iscritti a Osa Polizia l’esigenza di dover chiedere scusa a tutti i cittadini italiani per quanto hanno subito in quel periodo per opera e per volere della loro istituzione governativa. Perché appare chiaro oggi che l’incontrollata emanazione di provvedimenti amministrativi governativi hanno sconfinato nell’eccesso di potere e nella violazione contestuale dei diritti costituzionali inviolabili limitabili solo a date e condizioni per riserva di legge.

L’iniziale scollamento tra emergenza e Costituzione è dilagato di pari passo con la diffusione del virus in un crescendo di produzione di ordini eccentrici e sproporzionati che, all’atto della loro esecuzione, hanno generato una vera e propria frattura tra le forze dell’ordine e il popolo. Emblematico è ciò che è accaduto a Trieste il 18 ottobre 2021, quando gli idranti della Polizia di Stato sono stati utilizzati sui inermi manifestanti seduti in preghiera. Tale fatto costituisce l’apice di una pagina buia della storia della democrazia italiana, perché non si conosce ancora – né pare interessi a nessuno – sapere chi diede l’ordine di usare la forza contro un dissenso talmente pacifico e simbolico che avrebbe meritato di sicuro la levata dei caschi e non certamente la carica.

La situazione che si era delineata sul territorio nazionale durante il 2020 ha dato il via ad una macchina organizzativa possente che ha permesso di utilizzare tutti gli operatori di polizia, anche quelli degli uffici interni, non deputati al controllo del territorio, utilizzando come incentivi emolumenti accessori come straordinari o indennità di ordine pubblico. Ciò ha permesso di attuare la persecuzione dei cittadini che violavano gli obblighi legati al lockdown. Un capillare controllo del territorio, se fosse stato attuato giornalmente – anche in questo periodo -renderebbe l’Italia un paese più sicuro.

Mentre da un lato la situazione pandemica richiedeva più personale per gli anzidetti controlli, dall’altro lo stesso personale veniva impiegato in servizi senza l’adozione di misure precauzionali atte a salvaguardare la salute degli operatori, non solo della Polizia di Stato e, di riflesso, quelli della collettività. Invece sono state distribuite mascherine inadeguate, inefficaci e addirittura dannose per la salute dei poliziotti.

Non si è provveduto alla distribuzione capillare ed equa dei termoscanner in tutti i presidi di polizia, seppur previsti da apposite circolari. Non si è proceduto ad una adeguata sanificazione degli uffici e tantomeno dei mezzi di servizio. Soprattutto a seguito di accompagnamenti in ufficio di persone fermate o arrestate. Con la ovvia conseguenza della chiusura di alcuni presidi di polizia a causa dell’alto contagio avvenuto tra i dipendenti.
Noi di OSA, pervasi dalla consapevolezza di dover agire tenendo sempre presente il nostro giuramento, ci siamo dedicati anche ad indagare su molti aspetti di quanto stava avvenendo con il contributo di vittime, professionisti, medici, ricercatori e avvocati esperti che credo sia opportuno che la commissione ascolti. Sin dall’inizio abbiamo notato la divergenza tra realtà e quanto comunicato attraverso i media, innescando dubbi sempre più crescenti e pressanti che sono sfociati in una dettagliata denuncia sporta da un esperto di governance sanitaria la cui identità la trovate all’interno della denuncia che noi depositiamo integrale in cui si illustra come in Italia abbiamo riportato un quadro distorto clinico ed epidemiologico sia a livello interregionale che nazionale ed internazionale.

Questa denuncia è stata depositata alla procura della Repubblica di Napoli in data 10 dicembre 2021 e di cui ad oggi non si ha più traccia. Il denunciante ha anche proceduto un anno fa a presentare una richiesta.
Un altro episodio che ha destato la nostra attenzione è l’uscita in data 15 aprile 2020 di un di un documento dell’Organizzazione Sindacale della Polizia di Stato SAP con il quale veniva posto uno specifico quesito con il quale veniva richiesto un chiarimento alla notizia proveniente da fonti aperte circa un vaccino messo a punto dall’azienda Advent IRBM di Pomezia unitamente alla Genner Institute di Oxford University allo scopo di rendere utilizzabile già il vaccino a settembre 2020 per vaccinare personale sanitario e forze dell’ordine in modalità “compassionevole”. Quindi era chiaro che era sperimentale e senza studi.

L’ufficio, con data 20 aprile 2020, risponde negando il possesso di alcune informazioni in merito ad una sperimentazione del vaccino SARS-CoV-2 sul personale della Polizia di Stato, rappresentando come un’ipotesi del genere “sia incompatibile con i diritti tutelati dalla Costituzione”. Sappiamo che poi è andata diversamente. Questi fatti vanno collegati con quanto abbiamo appreso dal verbale interrogatorio dell’ex ministro della salute Roberto Speranza davanti al tribunale dei ministri di Roma a seguito della mia denuncia alla procura della Repubblica di Roma presentato unitamente al comitato “Ascoltami” – un comitato di danneggiati da vaccino – al sindacato Finanzieri Democratici a Osa Italia, di cui a mio fianco c’è qui il presidente, e dell’ex senatrice M5S Bianca Laura Granato. Nell’occasione l’ex ministro Speranza nell’interrogatorio datato 3 febbraio 2023 ora archiviato ha confessato come già giugno del 2020 stava trattando l’acquisto di farmaci che poi sarebbero stati somministrati alla popolazione nell’immediato futuro.

Non sappiamo se il Parlamento italiano abbia delegato o poi ratificato l’attività di un ministro della salute che confessa di aver creato un cartello di acquisto di farmaci con altri paesi europei (questo credo che sia anche un tema che questa commissione dovrebbe approfondire) salvo poi cedere le attività alla Commissione Europea impegnandosi in nome e per conto dell’Italia ad acquisti di enormi quantitativi di medicinali ancora da produrre e autorizzare, nonché rinunciando alla contrattazione diretta dell’Italia con le aziende produttive dei farmaci vaccinali da produrre e autorizzare. Ricordiamo che il tema vaccinale non è oggetto della presente audizione ma si tratta di eventi svolti in pieno nel della prima ondata anno 2020. Periodo di interesse della presente audizione; quando cioè si sono create le condizioni sociali, giuridiche e organizzative per accogliere l’imminente arrivo di un vaccino annunciato ancora prima di nascere. Perciò ci riserviamo di depositare integralmente l’interrogatorio integrale dell’ex ministro Speranza quando la commissione tratterà questo specifico punto.

Concludo dicendo che sia Osa Polizia che Osa Italia è a completa disposizione e è pronta ad un confronto con chiunque”.