Mentre stiamo svendendo quote del nostro paese, ci raccontano che staremmo tutelando il sistema

La Fondazione Cariplo sarebbe pronta ad investire fino a 50 milioni di euro nelle poste italiane, considerata un’infrastruttura sociale in linea con la missione delle fondazioni.

Il Presidente di Cariplo ha confermato che, nonostante la mancanza di contatti diretti con il Ministero dell’Economia, l’interesse per l’acquisto delle quote sarebbe concreto. Anche altre fondazioni, come ad esempio Cari Verona, fondazione di cassa di Cuneo, starebbero valutando degli investimenti simili. Quest’ultima, ad esempio, prevederebbe un contributo di 20 milioni di euro.

L’attrattiva per le fondazioni deriva sia dai rendimenti delle poste italiane, con dei dividendi cresciuti fino a un miliardo quest’anno, più 23% rispetto al 2023, sia dalla volontà di proteggere un asset strategico dagli investitori stranieri. E spero che questa seconda motivazione sia quella prevalente. A ottobre il governo ha posticipato il lancio dell’offerta pubblica per favorire l’acquisizione di capitale italiano, appunto.

Il 40% delle poste italiane verrà messo sul mercato, riducendo la partecipazione pubblica a circa il 50%. La finestra di vendita è prevista per fine novembre, dopo l’annuncio dei risultati dei primi nove mesi e dell’acconto sul dividendo per il 2024. Poste italiane ha visto un aumento del valore azionario del 44% nell’ultimo anno, ripeto, del 44%, raggiungendo un prezzo di 13,1 euro per azione e una capitalizzazione di oltre 17 miliardi di euro.

Insomma, un altro bel colpo di scena. Mentre stiamo svendendo quote del nostro paese, ci raccontano che staremmo tutelando il sistema. Ma forse abbiamo dimenticato che una vera sovranità economica non si compra a colpi di dividendi.

Forse abbiamo dimenticato che eravamo un paese sovrano. Forse abbiamo dimenticato che esisteva uno Stato di nome Italia che purtroppo stiamo svendendo a pezzi di partecipazioni cedute ad un sistema privato. Forse stiamo perdendo completamente il senso dello Stato.

E’ forse esattamente quello che si voleva ottenere con il piano dell’Unione Europea. Distruggere gli stati per creare una grande organizzazione che risponde a chi? Non certo ai cittadini, visto che il sistema giuridico non risponde a loro, visto che la Banca Centrale Europea non risponde ai cittadini e visto che stiamo parlando di scelte che sono contrarie all’interesse pubblico, che vorrebbe aumentare la spesa pubblica per dare servizi alle famiglie e alle imprese. e non invece tagliare la spesa pubblica e aumentare le tasse.

Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi