E adesso Rutte soffia sul fuoco delle ceneri ucraine: “Innescato un processo irreversibile”

E adesso l’immarcescibile Rutte, segretario della NATO che ha recentemente preso il posto di Stoltenberg (e mai come in questo caso vale il detto latino nomina sunt omina) è recentemente tornato alla carica sulla vexata quaestio dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Rutte ha asserito, infatti, che il percorso che porterà l’Ucraina nel patto atlantico è letteralmente irreversibile e ineluttabile. L’assurdità sciagurata di questa posizione dovrebbe essere ormai evidente lippis et tonsoribus, per dirla col poeta Orazio, ovvero ai ciechi e anche ai barbieri.

Se, come ben sappiamo, l’espansione della NATO verso Oriente, e segnatamente negli spazi post-sovietici, è stata la causa precipua del divampare della guerra d’Ucraina. La proposta di Rutte, spacciata per necessità, non fa altro che soffiare sul fuoco, come usa dire. Non fa altro, cioè, che potenziare le cause del conflitto con la Russia, la quale Russia, evidentemente, non può in alcun modo accettare l’accerchiamento dei propri territori da parte della civiltà del dollaro e della NATO.
NATO che, lo ricordiamo, altro non è in fondo se non il braccio armato dell’imperialismo a stelle strisce.

Perché continuare a soffiare sul fuoco e a propiziare in ogni guisa la guerra, fingendo poi che sia la Russia di Putin a cercare il conflitto e a voler occupare l’Occidente? Anzi, l’Uccidente liberale atlantista, come ormai sarebbe d’uopo definirlo.
Ci hanno raccontato per mesi indefessamente che Putin non vede l’ora di combattere l’Europa e magari anche di occuparla. Epperò, considerando attentamente i fatti e il diagramma dei rapporti di forza, sembra che le cose stiano in maniera diametralmente opposta.

Pare infatti che sia l’Uccidente a voler, presto o tardi, sottomettere la Russia, accerchiandola gradualmente secondo un percorso, peraltro, principiato già dagli anni ‘Novanta’90, quando, venuta ingloriosamente meno l’Unione Sovietica, l’Uccidente prese a occuparne gradualmente gli spazi, poco alla volta avvicinandosi a Mosca. Le sciagurate parole di Rutte offrono una inconfutabile prova di quanto abbiamo testé asserito.

In maniera del tutto ipocrita, l’Uccidente dice di voler imporre alla Russia una soluzione di pace, asserisce di voler porre fine alla guerra. Concretamente però opera acciocché la guerra continui e anzi si potenzi, andando a colpire di fatto tutti quegli Stati che, come la Russia, la Cina o l’Iran, non si piegano all’imperialismo neobarbarico della civiltà del hamburger, e anzi propiziano la genesi – peraltro ampiamente auspicabile – di un mondo multipolare sottratto al dominio a stelle e strisce. Ecco, in questo senso possiamo ribadirlo una volta di più in ciò confortati dalle sciagurate parole di Rutte che stiamo ora commentando.
A volere la guerra non è la Russia di Putin, è invece l’Uccidente liberale atlantista che, nella marcia di quella globalizzazione che meglio andrebbe appellata anglobalizzazione, o meglio ancora americanizzazione coatta del pianeta, non può tollerare la persistenza di Stati sovrani, autonomi, esterni al modello uccidentale.

E la Russia di Putin, indubbiamente, non meno della Cina di Xi Jinping o dell’Iran, è uno stato disallineato e perciò stesso qualificato dal lessico neobarbarico dell’impero come Stato canaglia.

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