Sinner oltre tutto, sopra tutti. Anche a Torino è uscito questo ulteriore dato a sostegno di una verità che è sempre meno un tabù: Jannik è davvero il numero uno. Supera ogni avversario battendolo sul suo campo; non quello da gioco, ma il campo delle qualità migliori: “Con Fritz ad esempio incontrava uno che è forte in battuta. Vai a vedere gli ace, e Sinner nel confronto ne ha fatti di più“. Una peculiarità che rende il leader mondiale quasi una macchina agli occhi dei non addetti ai lavori, ma essere il numero uno è questione di dettagli.
Nel caso specifico, uno dei segreti di Jannik, secondo Marco Meneschincheri, è possibile vederlo durante le partite: “Sono tante le cose che lui fa in modo diverso rispetto agli altri. Se voi osservate quello che fa durante il gioco, lui tende sempre ad andare in avanti. Sempre. Difficilmente lui scarica il corpo indietro quando colpisce, questo vuol dire che tu, quando arriva la palla, sei col corpo su di essa. E la palla arriva veloce. Gli altri invece tendono magari ad avere un’altra tecnica. Perché uno tira più veloce rispetto agli altri dipende tanto da come ha iniziato a giocare. A un certo punto non si riesce più a cambiare quel modo“.
Uno dei segreti del successo di Jannik ha dunque un nome e cognome, sebbene meno noto ultimamente, “ed è Riccardo Piatti, che ora è un po’ più nel dimenticatoio. Ma Piatti è un allenatore che lo ha portato fino a tre anni fa, e Jannik all’epoca era già tra i primi dieci al mondo. Tutto il lavoro che è stato fatto con Riccardo da quando era molto giovane lo ha portato a giocare a questi livelli“.
Ascoltate il focus a Radio Radio lo Sport | 18 novembre 2024
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