“Stampano schede con 20 voti uguali”: i cortocircuiti nascosti della più grande democrazia del mondo

Dalle carte d’identità vietate alle città con più elettori per cittadini. Chi l’avrebbe mai detto qualche anno fa che la “democrazia più grande del mondo” avesse tanti difetti di fabbrica. Questo perché ora emergono grazie alle denunce singole e ai post virali, nonché a causa delle “voting machines” che danno non pochi problemi: diversi fact checker si sono già sperticati a smentire, “il complotto alle elezioni USA non esiste”, ma i malfunzionamenti ci sono eccome, e le spiegazioni non sono altrettanto convincenti.
Qualcuno dice “guardate dove mettete le dita”, altri dicono “magari hanno sbagliato loro”, ma non c’è una vera smentita alle denunce di chi vota repubblicano, ma vede stampato “Dem” sulla scheda.

Un altro fatto è che in Stati come il Michigan è ad oggi impossibile stabilire la regolarità delle elezioni. Questo perché, sempre nella oliata macchina statunitense, gli amministratori degli Stati federali hanno un potere immenso sulle modalità di voto e sulle leggi che regolano le elezioni. Non a caso in alcuni Stati non è affatto obbligatorio (e anzi, fuori legge) presentarsi muniti di documento d’identità. E’ proprio in Michigan che delle contee hanno più elettori che cittadini, mentre altrove capita che qualcuno riesca anche a votare più volte nello stesso giorno e in luoghi diversi.
Insomma, la democrazia più grande al mondo non ha certo un meccanismo elettorale degno di tale nome.
Vediamo alcuni tra i casi più eclatanti con Gianluca Borrelli, fondatore di Termometro Politico.