Con la rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, la politica estera americana si appresta a subire cambiamenti significativi, caratterizzati da un approccio più unilaterale e transazionale.
In primo luogo, il rapporto con l’Europa e la NATO sarà probabilmente sottoposto a forti tensioni. Trump ha già espresso l’intenzione di rivedere l’impegno americano nell’Alleanza Atlantica, chiedendo agli alleati europei di aumentare sostanzialmente la loro contribuzione finanziaria. Sebbene un’uscita dalla NATO appaia improbabile, è possibile che l’organizzazione venga indebolita politicamente e operativamente dal disimpegno statunitense.
Riguardo al conflitto in Ucraina, Trump ha dichiarato di voler ridurre drasticamente o addirittura interrompere gli aiuti militari e finanziari a Kiev. Questa posizione potrebbe portare a un ripensamento della strategia occidentale nel conflitto e mettere l’Europa di fronte alla necessità di assumere un ruolo più attivo.
Nei confronti della Cina, Trump probabilmente manterrà una linea dura, intensificando la competizione economica e tecnologica. Si prevede il ritorno a politiche protezionistiche, con l’imposizione di nuovi dazi non solo sui prodotti cinesi ma anche su quelli europei. Questa mossa potrebbe innescare tensioni commerciali globali e mettere a dura prova le relazioni con gli alleati tradizionali.
In Medio Oriente, Trump ha già espresso pieno sostegno alla reazione israeliana dopo gli attacchi del 7 ottobre, e potrebbe appoggiare un’estensione del conflitto che coinvolga l’Iran. Allo stesso tempo, potrebbe cercare di rilanciare gli Accordi di Abramo, puntando a normalizzare ulteriormente le relazioni tra Israele e i paesi arabi.
Con ogni probabilità, sotto la presidenza del tycoon assisteremo a un decentramento da parte dell’America nei confronti del resto del mondo. “Del resto è quello che gli contestava il ragazzo che gli ha sparato: si trattava di una persona di estrema destra che non contestava certo a Trump le promesse sulla politica interna“. Questa è l’interpretazione per Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes, “si tratta di una politica che non tutti i conservatori e neoconservatori condividono: l’America ora chiederà a noi altri di assumerci le nostre responsabilità“.
Ascoltate l’analisi a ‘Lavori in Corso’ | 7 novembre 2024