Più pugnace che mai, l’Ungheria di Viktor Orbán non demorde sul surreale caso di Ilaria Salis. E adesso l’Ungheria, apprendiamo dai più letti quotidiani nazionali, torna a chiedere la revoca dell’immunità parlamentare. Immunità parlamentare in grazia della quale, come sappiamo, la sedicente barricadera italica se l’è svignata a gambe levate dall’Ungheria e si è guadagnata un posto, peraltro ben remunerato, al Parlamento europeo.
Quando abbiamo sentito, non molte settimane addietro, Ilaria Salis che intonava le note di Bella Ciao contro l’Ungheria dai banchi del Parlamento europeo, non abbiamo potuto trattenerci dal desiderio di risponderle con un’altra nota canzone, opportunamente rivisitata per l’occasione: “Oh partigiano, portali via“. In verità siamo anche stati indotti a risponderle con una variatio della canzone da lei stessa intonata, Bella Ciao, ossia la necessaria rivisitazione per il greggio omologato della belante sinistra arcobaleno.
Per parte sua, Viktor Orbán ha definito senza troppe perifrasi edulcoranti la Salis “una picchiatrice”, facendo naturalmente riferimento alla vicenda che la vede sotto accusa in Ungheria per aver picchiato – questa l’accusa mossale – alcuni militanti della destra estrema. E adesso la rivoluzionaria arcobaleno e barricadera della ZTL meneghina, il cui motto è «Tu casa, es mi casa», piagnucola e chiede protezione al Parlamento europeo. Davvero una curiosa e surreale metamorfosi kafkiana della sinistra, già da tempo divenuta sinistrash, quella metamorfosi in virtù della quale essa si rivolge direttamente ai padroni e alle istituzioni del turbocapitalismo sans frontières.
Anziché combattere strenuamente quell’Unione Europea che rappresenta, come non ci stanchiamo di dire, il dominio capitalistico al suo grado massimo nel vecchio continente, la Salis chiede protezione piagnucolando a detta istituzione. E rivela, una volta di più se ancora ve ne fosse bisogno, il reale posizionamento della sinistra nel diagramma dei rapporti di forza asimmetrici del mondo turbocapitalistico. Sempre dalla parte del padronato cosmopolitico, sempre dalla parte del turbocapitalismo egemonico.
Come sempre, ormai da anni, la sinistrash fucsia si illude di essere la soluzione, quando in realtà è parte del problema non meno della destra neoliberale e atlantista. Questa è la situazione surreale nella quale ci troviamo. Pensate anche solo al paradosso incredibile al cui cospetto oggi ci troviamo.
La vecchia sinistra rossa della falce e martello, quella di Gramsci che si batteva contro il capitale e dalla parte del lavoro contro le classi dominanti e in difesa delle classi lavoratrici, contro l’imperialismo americano e in difesa del diritto dei popoli oppressi di liberarsi e di condurre la loro lotta nazionale di liberazione, ebbene questa sinistra è ormai da tempo evaporata senza lasciare traccia di sé. Al suo posto troviamo oggi la sinistra fucsia e arcobalenica, padronale e ultraliberista, mera guardia fucsia dei rapporti di forza dominanti.
E allora non stupisce che al Parlamento Europeo ci troviamo disinvoltamente una Salis o una Carola Rakete?
Carola Rakete che oltretutto, come sapete, nelle scorse settimane si è detta favorevole all’invio di armi all’Ucraina del guitto Zelensky. Dunque, una sinistra che non solo non sta più con il lavoro contro il capitale, ma che direttamente sta con i padroni dell’imperialismo no-border contro i popoli oppressi. Vi sarebbe davvero da ridere, se solo non vi fosse da piangere.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro