Antonio Porto (Osa Polizia) ▷ “In pandemia ci dividemmo anche noi: vi racconto la paura dei colleghi”

    La pandemia è già solo un ricordo? Sì per chi non ha riportato alcun danno. Per gli altri che stanno seguendo attentamente la Commissione Covid e che invece di danni ne hanno avuti a lungo termine, la pandemia è come un incubo che torna a manifestarsi di volta in volta.
    E non parliamo solo di effetti avversi, ma anche di danni psicologici: la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla salute mentale degli italiani, causando danni psicologici diffusi e in alcuni casi gravi.

    Durante il primo lockdown, i sintomi depressivi nella popolazione italiana sono aumentati del 6,1% rispetto al biennio precedente. Uno studio su oltre 20.000 partecipanti ha evidenziato un incremento dei livelli di ansia, depressione e sintomi legati allo stress, soprattutto nelle donne. Circa il 33% degli intervistati ha riportato sintomi depressivi gravi, mentre il 43% ha manifestato ansia in forma grave.

    Si è registrato un aumento del 132% dei casi di disturbi post-traumatici in soli 86 giorni dall’inizio della pandemia. Una persona su cinque presenta sintomi riconducibili a questi disturbi. Tra i giovani, il 48% soffre di problematiche post-traumatiche come stanchezza (31%), irritabilità (16%) e apatia (13%).

    Gli esperti temono che questi danni psicologici possano avere ripercussioni a lungo termine. Il 14% degli italiani ha iniziato ad assumere ansiolitici o sonniferi, mentre il 10% ha iniziato a fare uso di antidepressivi. Si stima che il 10% della popolazione abbia avuto almeno un attacco di panico per la prima volta nella vita.

    Oltre ai giovani, le categorie più vulnerabili sono risultate essere donne, operatori sanitari, persone guarite dal virus e chi ha subito lutti o danni economici. Gli operatori sanitari in particolare hanno manifestato sintomi di burnout, con mal di testa, disturbi del sonno e conflitti relazionali.
    Poi ci sono le forze dell’ordine, ricordate da molti come il braccio armato delle restrizioni ma da pochi come persone costrette a eseguire gli ordini oppure perdere il lavoro. Tra le forze di polizia la situazione era molto diversa da quello che poteva essere il percepito della stragrande maggioranza dei cittadini: altro che operatori manichei degli obblighi.
    “In quel periodo c’è stata una frattura anche tra di noi, c’era chi pensava che quelle regole fossero legittime mentre altri – una minoranza – non la vedeva così. Io uscii nell’ottobre 2021 con un documento chiamato ‘poliziotto contro poliziotto è contro natura’; era quello che era avvenuto. Molti ritenevano che quel farmaco fosse la salvezza senza porsi domande, altri obtorto collo hanno dovuto cedere per non perdere lo stipendio”.
    E per quanto riguarda la disobbedienza di chi non era d’accordo? “Noi potevamo disobbedire agli ordini solo se palesemente illegittimi. Se legittimi il massimo che si può fare è annotare tutto al rientro”.

    Ascoltate la testimonianza di Antonio Porto (del sindacato Osa Polizia) da Fabio Duranti | 29 novembre 2024