Gisèle Pelicot non tentenna: “Ho lottato per i miei figli e i miei nipoti. Ho lottato per tutte le vittime di violenze”.
Dal Tribunale di Avignone la sentenza rilasciata il 16 dicembre ha lasciato poco spazio all’interpretazione: Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di reclusione per stupri aggravati nel confronti della moglie Gisèle. Per decenni, dal 2011 al 2020, l’uomo ha drogato la donna con ansiolitici e l’ha messa a disposizione, corpo e mente, di se stesso e di altri 50 altri uomini. Gli incontri sono stati filmati e la confessione del marito è arrivata solamente a settembre di quest’anno. Oltre a Gisèle, perfino la figlia Carolina e le nuore sono rimaste vittime dello stesso, responsabile di aver diffuso ulteriore materiale pornografico delle donne. Sono stati dichiarati tutti colpevoli con condanne dai 3 ai 15 anni. Erano infermieri, guardie carcerarie, pompieri. Uomini ordinari, il male si è celato dietro a questo: alla banalità. La stampa francese li ha rinominati ‘Monsieur-Tout-le-Monde’, i ‘Signor Chiunque’.
Troppo poco, sia per Dominique che per gli altri abusanti. Gli stessi figli sono rimasti delusi dalle pene ‘lievi’ emerse dal processo, così come il popolo e i manifestati si sono riuniti di fronte al palazzo di giustizia chiedendo di più. Più giustizia, più tutto.
Gisèle ha però messo un punto e di fronte alla stampa, quel giorno, ha chiesto di “rispettare la sentenza”.
A 72 anni ha richiesto che il processo si svolgesse a porte aperte affinché “la vergogna cambiasse campo” per passare dalle vittime agli aggressori ed è anche per questo che è divenuta eroina e icona femminista ben oltre i confini della Francia. Il caso riecheggerà per molto tempo nelle aule. Manon Aubry, europarlamentare progressista, ha dichiarato fuori dal Tribunale al termine del processo che quest’ultimo “sarà per sempre ricordato come un momento chiave della lotta alla cultura dello stupro”.
Nelle ultime ore alcuni imputati hanno già presentato appello e l’avvocato del suo ex marito ha dichiarato che potrebbe fare lo stesso.
Stephane Babonneau, l’avvocato della vittima, ha dichiarato pubblicamente che “Se dovesse accadere, ci ha già detto che lo affronterebbe“. Oramai Gisèle non ha più paura, avanti il prossimo.
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