ESCLUSIVA | Pupi Avati boccia Sanremo ▷ “Sbagliato censurare i brani. Amadeus? Io considero successo lasciare qualcosa”

Un legame tra il Festival di Sanremo e il cinema? Non c’è mai stato in modo così diretto e calzante come c’è oggi. Nessuna pellicola è in programma con sfondo l’Ariston, il paragone è tra le canzoni e ciò che c’è attorno.
A proporlo è Pupi Avati, regista e sceneggiatore senza onere di presentazione: le canzoni sono gli attori, tutto il resto è red carpet. Accade da un po’. Il problema è quando quest’ultimo mette in secondo piano il concorso canoro e l’arte prodotta. Succede anche nel cinema, ma accadrà anche nel festival di Carlo Conti. In cui, per giunta, pare che la libertà di parlare di certi temi nei testi dei brani sarà relativa.
Questo il commento da Francesco Caselli a Radio Radio Cafè:

“Io questa censura non so da chi provenga, ma sarebbe estremamente impopolare censurare un conduttore di Sanremo dopo che, fino a ieri, abbiamo permesso al conduttore che c’era – e anche a quelli precedenti – di gestire liberamente quegli spazi, quindi sarebbe una censura a mio avviso totalmente inopportuna.
Bisogna chiederlo a Conti, bisogna che sia Conti a dire se mi stanno censurando o no. Comunque, ammesso anche che sia, sarebbe un errore secondo me, un errore clamoroso e anche molto impopolare, perché poi si presterebbe a delle speculazioni politiche sgradevolissime.

Tuttavia devo dire che nelle ultime, non solo quelle di Amadeus, anche nelle ultime edizioni, è un po’ diventato come i festival dove conta ormai più il red carpet che il film. C’è l’attenzione più concentrata sul contorno, sugli ospiti, sulla co-conduttrice, su come è vestita la madrina, come accade a Venezia e a Cannes.
Io ho visto più articoli su come erano abbigliate le varie star che sulla qualità dei film. La qualità dei film è diventata secondaria e così la qualità delle canzoni. Se tu mi chiedi qual è la canzone che ha vinto il festival di Sanremo l’anno scorso non lo so, non saprei dirtelo. Quando eravamo ragazzi la cantavamo tutti, la fischiavamo tutti la canzone che aveva vinto.
Sono un po’ cambiati i tempi da questo perché forse… è che non è più un festival della canzone. E’ un festival di tante cose messe assieme con questo conduttore che diventa una specie di super dio e io questo non l’ho mai capito, perché il conduttore di Sanremo dovrebbe diventare Dio in terra. Mi sembra eccessivo, mi sembra eccessivo anche l’ascolto che ha Sanremo. Non voglio denigrare la RAI, ma mi sembra che ci siano cose più interessanti di Sanremo.

“Se il successo è essere Amadeus, non lo voglio”

“Io ho detto così, ma non in modo così denigratorio, perché io non ce l’ho assolutamente con Amadeus. Il successo Amadeus se l’è meritato totalmente, però è un successo effimero. Io considero una persona di successo chi lascia delle cose, chi lascia una traccia di sé stesso, chi incide sul mondo sociale, culturale, spirituale del Paese. Se tu mi chiedi prima di Amadeus chi c’era a condurre Sanremo io non lo so. Il successo di Amadeus si risolve nell’avere convinto 18 milioni di persone a guardare quel programma. Ma fra tre anni, quattro anni cosa rimane? Rimane nulla di tutto questo.
Per esempio Federico Fellini se n’è andato fisicamente, ma non se n’è andato Federico Fellini in quanto opera di Fellini, perché Fellini ha lasciato sé stesso e dovrebbe questo ciò che è secondo me da invidiare, a cui ispirarsi”.