La senatrice Liliana Segre è tornata ancora una volta a discutere di una questione particolarmente controversa. Di una questione sulla quale, peraltro, era già intervenuta in maniera non particolarmente condivisibile. E adesso Liliana Segre, alla quale peraltro è stato recentemente dedicato anche un film, ripete ostinatamente la sua tesi. Tesi che a noi continua ad apparire come strampalata e come massimamente criticabile. “A Gaza si stanno verificando crimini molto gravi, ma non si può in alcun caso parlare di genocidio“.
Questa, in estrema sintesi, la tesi propugnata dalla senatrice Liliana Segre.
Ci pare, come ricordavo, una tesi massimamente fuorviante, una tesi che merita di essere criticata. Naturalmente, lo ribadiamo a scanso di equivoci nel rispetto della figura di Liliana Segre e di tutto quello che ella rappresenta.
Ho fatto questa precisazione, di per sé superflua, dacché ormai nel tempo della confusione e dell’ideologia, della mistificazione e della propaganda, criticare pacatamente, serenamente e socraticamente le posizioni della senatrice Liliana Segre viene troppo spesso liquidato come gesto inammissibile e come gesto di odio, quando in realtà, lo sottolineo, la libera discussione critica dovrebbe essere il sale di ogni democrazia. Dacché ogni democrazia dovrebbe fondarsi, per dirla con Jürgen Habermas, sull’agire comunicativo, e quindi sulla possibilità di criticare e di discutere ogni tesi.
Ebbene, proprio perché rispettiamo Liliana Segre, riteniamo doveroso criticare le tesi da lei sostenute che, in questo caso, non condividiamo.
A cosa serve, di preciso, nel contesto, dire che ciò che sta accadendo a Gaza è un crimine grave ma non un genocidio?
Forse che, domandiamo socraticamente, alla senatrice Liliana Segre, dire che è un crimine grave ma non un genocidio serve in qualche modo a ridimensionare la gravità dell’accaduto? E poi, che differenza vi sarebbe, nel caso specifico, tra crimini molto gravi, Segre dixit, e genocidio, stante il fatto che la popolazione di Gaza è palesemente oggetto di un vero e proprio massacro programmato da parte delle politiche imperialistiche di Netanyahu? Far saltare per aria e uccidere in maniera irresponsabile, donne, anziani e bambini, pianificando la distruzione di un intero popolo, perché mai non dovrebbe essere inteso come genocidio sotto ogni profilo? Perché mai bisogna negare il titolo di genocidio a queste politiche criminali che stanno massacrando la popolazione di Gaza, in maniera scientifica e programmata, senza distinguere tra donne, anziani e bambini?
Il discorso di Liliana Segre appare chiarissimo in verità. A suo giudizio, il termine “genocidio” si può utilizzare legittimamente solo in relazione all’orrore della Shoah, riconoscendone in qualche misura l’unicità.
Ora, che quello della Shoah possa e debba essere inteso come un genocidio, appare evidente. Ma questo non mi pare che autorizzi a negare il carattere di genocidio a un evento drammatico come quello che sta coinvolgendo la popolazione di Gaza. Proprio perché abbiamo appreso dalla dura lezione della Shoah cos’è un genocidio, non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia come fa proverbialmente lo struzzo e negare che quello che sta accadendo a Gaza sia anch’esso tragicamente un genocidio.
Il dovere della memoria storica, ricordava il filosofo Adorno, sta nell’apprendere dal passato per evitare di ripeterne gli errori e gli orrori, e all’occorrenza per combatterli, non certo per giustificarli, qualora si ripresentino nella storia. Ordunque, proprio perché abbiamo appreso la dolorosissima lezione dal Novecento, e proprio perché non abbiamo dimenticato e mai dimenticheremo l’orrore della Shoah, non possiamo non riconoscere che quello che sta avvenendo a Gaza è a tutti gli effetti un atroce genocidio, che abbiamo il dovere di denunciare e di combattere.
E allora torniamo pacatamente a chiedere, a che serve specificare che quello che sta avvenendo a Gaza è grave ma non è un genocidio? Perché ridimensionare la gravità di quel che sta accadendo a Gaza? Perché tanta reticenza nell’utilizzare il termine “genocidio” in relazione a un massacro che difficilmente può essere definito altrimenti? Ci spiacerebbe davvero molto dover ammettere ancora una volta che tutto quello che apprende l’umanità dalla storia è che l’umanità non apprende mai nulla dalla storia, come rilevato a suo tempo da Hegel. E che dunque la storia insegna ma non a scolari, cosicché siamo tragicamente condannati a riviverne gli errori e gli orrori.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro