Negli ultimi giorni, la Siria ha visto eventi storici che stanno ridefinendo il futuro del Paese. Dopo anni di conflitto, il regime di Bashar al-Assad è crollato a seguito della presa di Damasco da parte delle forze ribelli guidate da Hayat Tahrir al-Sham, un gruppo con radici jihadiste. La capitale, un tempo considerata l’ultimo baluardo del governo, è caduta dopo una feroce offensiva che ha travolto le difese delle forze lealiste. Scene di violenza estrema si sono consumate nelle strade, con esecuzioni sommarie di ufficiali del regime e la scoperta di prigioni segrete dove venivano perpetrate torture sistematiche. La caduta di Assad segna un punto di svolta, ma ha lasciato il Paese in uno stato di caos, con i ribelli che ora controllano gran parte delle principali città, tra cui Damasco, Aleppo e Latakia.
Nonostante la proclamazione della fine del regime, la guerra civile non accenna a placarsi. Gli scontri continuano ad Aleppo, dove le forze ribelli hanno imposto un coprifuoco per contenere i saccheggi, mentre raid aerei, attribuiti alla Russia, hanno provocato decine di morti tra i civili. La situazione umanitaria è catastrofica, con migliaia di persone in fuga e testimonianze drammatiche di esecuzioni e vendette contro esponenti del passato regime.
La domanda è a chi fa gioco il tutto, tra le compagini geopolitiche.
“I ribelli hanno comprato l’assenso dei vertici militari con borse piene di dollari, per cui Assad si è trovato solo. Ha capito che doveva andarsene e i russi non sono riusciti a salvarlo“, commenta Marcello Foa.
“Tutto questo cosa comporterà? Uno scenario spaventoso. Prendiamo Israele: fa la guerra contro Hamas perché sono degli jihadisti a Gaza. Oggi vediamo nascere uno stato islamico estremista e sunnita, come Hamas. Certo, in una parte di Siria in cui prima c’era un regime, una dittatura spietata, ma laica. L’esperienza allora dimostra che quando questo tipo di persone prende il controllo di un paese (guardate la Libia, l’Iraq, l’Afghanistan) il risultato più probabile è una guerra civile – se va bene – altrimenti uno Stato totalitario che fa addirittura peggio del precedente“.
Ascolta l’analisi di Marcello Foa e Alberto Contri ai microfoni di ‘Un Giorno Speciale’ | 11 dicembre 2024