“L’auto elettrica ci controlla”? Gli strumenti che ci tracciano senza che nessuno urli allo scandalo

Scandalo in Germania: dati di 800.000 auto elettriche vengono esposti sul web.
E’ la notizia che dà il quotidiano tedesco Spiegel. La casa automobilistica sotto i riflettori è la Volkswagen, accusata dal quotidiano di non aver tutelato dati sensibili come la geolocalizzazione delle vetture. Dei proprietari delle auto si conoscerebbero gli spostamenti e tutte le posizioni della giornata. Tutti dati contenuti nel cloud di Amazon, adoperato dalla casa automobilistica per la loro conservazione.
Di mezzo c’è l’applicazione mobile che consente agli utenti di monitorare la loro auto, dal punto di vista dei riscaldamenti, della percentuale di batteria e molto altro. Una notizia che ha fatto scalpore in Europa, ma che rischia di far passare un messaggio non propriamente corretto.

Lo scoop di Spiegel è stato infatti un ulteriore strumento dei più per combattere l’intero settore delle auto a motore elettrico.
La polemica si può tuttavia chiudere con facilità, evitando di cadere in fallacie argomentative. Infatti, come dice Fabio Duranti in diretta, il cavallo di Troia di tale violazione della privacy non è il motore elettrico in sé, ma la SIM inserita in quasi tutte le più moderne auto, sempre più tecnologiche grazie al cosiddetto “infotainment”. Non è, chiaramente, il tipo di combustione del veicolo a determinare il trasferimento dei dati verso un cloud non protetto. La notizia dunque non può essere adoperata come tesi contro l’auto elettrica in quanto tale. Si potrebbe invece dire qualcosa in merito alla conservazione di tali dati in specifici cloud.

Il commento a Un Giorno Speciale di Fabio Duranti e Mario Tozzi.