In un’epoca in cui il cielo è diventato il nuovo campo di battaglia tecnologico, l’Unione Europea si trova invischiata in un intricato gioco di scacchi con il miliardario Elon Musk e la sua costellazione di satelliti Starlink, ma non solo. In questo confronto, Bruxelles sembra spesso inciampare nelle proprie contraddizioni.
Da un lato, l’UE non può fare a meno di ammirare l’efficacia di Starlink. In Ucraina, la rete di Musk ha dimostrato di essere un’ancora di salvezza digitale in tempi di guerra. Dall’altro, i corridoi di Bruxelles risuonano di discorsi sulla necessità di un’autonomia strategica europea. Il progetto Iris², la risposta stellare dell’UE a Starlink, è l’emblema di questa ambizione, ma non c’è nulla di pronto per far fronte alla concorrenza del magnate americano in questo momento.
Mentre i burocrati europei affilano le matite per redigere nuove regole con il Digital Services Act, c’è chi teme che l’UE stia costruendo una gabbia dorata. La domanda è: queste regole proteggeranno i cittadini o soffocheranno l’innovazione, lasciando l’Europa a guardare la scia dei razzi americani e cinesi?
“Ma scusa, se l’Europa in tutti questi anni si è occupata della curvatura delle banane, del baccello dei piselli, dei tappi delle bottiglie… risultato, non c’è un cavolo di satellite inviato. Forse tra cinque anni nel 2030 avrà 200 satelliti, cioè niente. Se contemporaneamente il solo Musk ha migliaia di satelliti e quindi può offrire copertura a un prezzo peraltro molto inferiore – probabilmente un quarto, un quinto, un sesto – rispetto a quello che farà l’Europa tra cinque anni per offrire un trentesimo dei satelliti, di chi è la colpa?
Di noi che siamo scemi o di Musk che è più bravo? Cioè io vorrei capire come ragionano questi“.
L’editoriale è di Daniele Capezzone: guarda l’intervento VIDEO | 15 gennaio 2025