L’arcobalenico e vegliardo presidente, ancora per poco Deo grazias, della civiltà del dollaro, alias Joe Biden, non ha preso particolarmente bene la recente scelta di Mark Zuckerberg di abolire il demenziale e pericoloso sistema di fact-checking da Facebook. Biden si è avventurato a sostenere che è una scelta vergognosa, sic, come tra l’altro si legge dalle colonne del Corriere della Sera. D’altro canto, per ammissione dello stesso Zuckerberg, la censura su Facebook al tempo dell’emergenza del 2020 era partita proprio per volere della Casa Bianca, che aveva intimato al patron di Facebook di operare in quella direzione sulle proprie reti sociali.
Dunque, questo è il fabula docet, Joe Biden lascia palesemente intendere di essere favorevole alla censura, qualificando come vergognosa, sono parole sue, la decisione di rimuoverla. Ciò ci pare peraltro perfettamente in linea con la sua penosa amministrazione, all’insegna dell’imperialismo cruento, del liberismo estremo e financo della censura lampante. L’abbiamo detto e lo ribadiamo ad nauseam.
I fact-checkers non sono altro se non i censori postmoderni e digitali. D’altro canto, anche l’Unione Europea non ha accettato con entusiasmo la scelta di Zuckerberg e ha sostenuto, certo più sobriamente rispetto all’arcobalenico imperialista Biden, che moderare i contenuti non significa censurare. Ma noi sappiamo benissimo che, dietro l’usbergo della moderazione dei contenuti, si nasconde in realtà la censura, così come è stata praticata negli ultimi anni sotto copertura della lotta alle fake news e della difesa delle linee guida della fantomatica community.
Ci sembra allora ragionevole asserire che Zuckerberg, come una banderuola al vento, cambia al cambiare del vento stesso. Sicché, con l’avvento ormai imminente dell’amministrazione di Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo, Zuckerberg muta orientamento per adattarsi al nuovo indirizzo, che, almeno in questo, segna una effettiva svolta rispetto alla sciagurata era Biden. Come più volte abbiamo evidenziato, peggio di Donald Trump vi è solo Joe Biden.
Dai giornali apprendiamo peraltro che il mutamento di traiettoria di Zuckerberg riguarda anche le cosiddette politiche inclusive di matrice wokist-arcobaleno, che infatti saranno abolite all’interno del colosso Big Tech di Zuckerberg. Insomma, una svolta notevole che non piace all’Unione Europea e non piace nemmeno a Biden.
E ciò ci permette peraltro di rilevare come forse non era poi una fake news quella che come tale veniva squalificata fino a non molto tempo addietro. Quando infatti si diceva che i contenuti al tempo dell’emergenza venivano rimossi per volontà politica, subito si era bollati con l’infamante categoria di complottisti. E però pare proprio che fosse la realtà dei fatti.
Se lo stesso Zuckerberg ha ammesso candidamente che ai tempi dell’emergenza aveva ricevuto l’ordine dalla Casa Bianca di censurare i contenuti disallineati rispetto allo storytelling egemonico intorno all’emergenza. Per dirla con il filosofo Seneca, la verità, anche se sommersa, viene presto o tardi a galla.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro