“Per la sicurezza nazionale e la libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”. Queste le parole di Donald Trump a dicembre e ribadite anche durante la sua conferenza stampa tenutasi il 7 gennaio a Mar-a-Lago. La questione viene sancita sotto profilo mediatico anche da Donald Trump Jr che atterrà a Nuuk (capitale artica) per registrare un podcast ripreso poi dal padre sotto la sua amara comicità come ‘Make Greenland Great Again‘ (‘Facciamo tornare grande la Groenlandia’).
Il Presidente eletto USA però non ha fatto i conti con il contesto storico del Paese. Solo da poco facilmente raggiungibile tramite voli di linea diretti, la Groenlandia fu colonizzata migliaia di anni fa dalla Norvegia e ad oggi si definisce come totalmente indipendente, solo a livello costitutivo è (dal 1814) un ‘paese del regno di Danimarca’. Ossia è Copenaghen ad occuparsi di affari esteri e di difesa.
Come si legge anche su l’Internazionale, per tutto il resto Mette Fredriksen (premier socialdemocratica danese) ha tenuto a precisare che ‘la Groenlandia non è in vendita’. La stessa risonanza è stata avvertita dalle dichiarazioni del Primo Ministro dell’isola: ‘la Groenlandia appartiene ai suoi abitanti. Il nostro futuro e la nostra indipendenza riguardano soltanto noi’.
Nonostante questo, Trump non ha escluso l’utilizzo di forza militare per il raggiungimento dei suoi obiettivi che vanno oltre il territorio artico: le sue ambizioni di conquista infatti lo superano e puntano anche al Canale di Panamá e al Canada. Ambizioni però difficilmente realizzabili sotto questo profilo dato che (in primis) la popolazione artica Inuit attualmente gode di un’indipendenza più che strutturata, alla quale non rinuncerà per cadere nelle mani degli Stati Uniti o di qualsiasi altro paese interessato. Vuoi per mira geopolitica che mineraria.
Sulla questione è intervenuto anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Spd), stroncando le dichiarazioni fatte da Trump ribadendo semplicemente l’importanza della globale inviolabilità dei confini ‘indipendentemente dal fatto che si tratti di Est o Ovest’.
Insomma, la Groenlandia non cede, la Danimarca neanche e la cessione agli USA sembra cosa assai lontana, se non impossibile.
Il nostro Donald Trump se ne farà una ragione, speriamo!
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