Desolante, compreso lo scorcio sui parcheggi che si intravede come quando la porta dello sgabuzzino resta socchiusa e si capisce che per accogliere gli ospiti il salone è stato riordinato in fretta e furia. Un po’ come il presepe quando i Re Magi sono già andati via, così finché possiamo ci permettiamo anche la commistione religiosa.
I contenuti in campo? Piacevoli, per intensità e giocate individuali; c’è da stropicciarsi gli occhi anche prima del capolavoro di Dumfries per l’1-0 interista. Per esempio, come fa Henrikh Mkhitaryan a mantenere i suoi standard di rendimento preservando i giri del motore?
Non male l’Atalanta, ma Inter…tanta, con quid di bellezza in aumento, a parte la forza e la sempre più razionale aggressività.
Cose da far sussultare il pubblico. Se ci fosse, un pubblico. Invece le tribune si sta attenti a non inquadrarle, se non di sfuggita, tanto bastano i rimbombi di alcune voci a far comprendere il vuoto. Come quando Lautaro divora e Carnesecchi…sparecchia.
L’ennesimo rito dello “sportwashing” in salsa araba, con più datteri che persone a far da cornice, ha condotto in porto i suoi interessi.
Più turbati, noi, che…turbanti ad applaudire o fischiare, come se poi si potesse fare liberamente.
Però non se ne può fare a meno, per il meno che segnano i bilanci, quindi in ogni caso tutti felici e…contanti.
Paolo Marcacci