Com’era ampiamente prevedibile, i giornali europei, i più letti ma soprattutto i più venduti, ne stanno parlando pochissimo. Direi che quasi stanno oscurando la notizia o comunque la stanno marginalizzando.
Mi riferisco alle grandi proteste che si sono svolte nei giorni scorsi in Romania per via delle elezioni annullate. Come sappiamo, infatti, le elezioni recenti in Romania sono state dichiarate nulle per presunte interferenze russe. Interferenze russe che, non meglio chiarite comunque, avrebbero determinato, si dice, la vittoria di un personaggio chiaramente orientato in senso filoputiniano e antiatlantista.
Dunque si è stabilito d’imperio che le elezioni debbano essere rifatte, con l’atteggiamento puerile del fanciullo che pretende che i dadi vengano tirati ripetutamente fintanto che non esca il numero da lui desiderato. Secondo quanto già abbiamo sottolineato e che ci pare comunque degno di essere nuovamente evidenziato, peraltro con una certa preoccupazione, si è spalancata una nuova insidiosissima finestra di Overton. Si chiama finestra di Overton quel processo in grazia del quale ciò che in origine risulta inaccettabile un poco alla volta grazie alla propaganda appare plausibile, inevitabile e financo giusto.
Ebbene, a proposito di finestre di Overton, d’ora in avanti è legittimo immaginare che verranno giudicate legittime in Europa soltanto quelle elezioni che vedranno vincenti forze liberali, atlantiste ed europeiste. Si può ancora definire democratica una condizione di questo genere, in cui le elezioni sono ammesse a patto che vincano le forze gradite all’ordine dominante? Sia quel che sia, il popolo della Romania non ci sta e adesso scende in piazza a esprimere il proprio dissenso rispetto al vergognoso annullamento delle elezioni che si è registrato nelle settimane scorse. Dissenso che, oltretutto, ci pare pienamente ragionevole e che ci induce anzi a solidarizzare massimamente con il popolo della Romania e soprattutto con quello sceso in piazza a Bucharest e in altre città del paese.
Il fatto che, come ricordavo, la notizia venga quasi sempre nascosta dagli organi della propaganda ufficiale e dai monopolisti del discorso, politicamente e geopoliticamente corretto, non deve affatto destare sorpresa e meraviglia. Si tratta dell’ennesima conferma, se ancora ve ne fosse bisogno, che l’ordine giornalistico non svolge se non la parte di completamento ideologico dei rapporti di forza dominanti nel quadro del turbocapitalismo atlantista finanziario ed europeista. Circo mediatico e clero giornalistico sono, in effetti, una parte fondamentale e niente affatto trascurabile della conservazione del consenso per le classi dominanti della globalizzazione neoliberale, vale a dire per il patriziato cosmopolitico no-border.
Aveva ragione Costanzo Preve quando diceva che sarebbe d’uopo studiare attentamente la dialettica del giornalismo, una dialettica in forza della quale, per un verso, la manipolazione passa dalla diffusione delle informazioni, e per un altro verso, in maniera sinergica, le informazioni non si danno se non per il tramite della manipolazione. Questa ci pare in sintesi la dialettica, come la chiamava Preve, del giornalismo, dialettica in forza della quale il giornalismo, pur con rare e preziose eccezioni, svolge la parte di quadro simbolico e superstrutturale di riferimento dei rapporti di forza dominanti nel quadro ogni giorno più iniquo della globalizzazione turbocapitalistica.