La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è al centro di un’indagine giudiziaria riguardante la liberazione e il rimpatrio di Njeim Osama Almasri, capo della polizia giudiziaria libica accusato di crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale. Arrestato a Torino il 19 gennaio 2025, Almasri è stato successivamente rilasciato e riportato in Libia su un volo dei servizi segreti italiani. Oltre a Meloni, l’inchiesta coinvolge il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Le accuse ipotizzate sono favoreggiamento e peculato, quest’ultimo relativo all’uso di un volo di Stato per il trasferimento di Almasri. 
La questione ha scatenato polemiche sull’intromissione della magistratura in quello che potrebbe essere considerato a tutti gli effetti un provvedimento politico. Il tutto accade in un periodo di scontro tra magistratura e governo sulla questione separazione delle carriere, come ricordato da Francesco Giubilei ai microfoni di Lavori in Corso: “Direi che in questo caso ci sono una serie di coincidenze temporali quantomeno sospette. Mi limito a riportare i fatti.
Il 16 gennaio la Camera approva la separazione delle carriere. L’Associazione Nazionale Magistrati, insieme a gran parte della magistratura, si schiera fermamente contro questa decisione, rilasciando comunicati stampa e dichiarazioni molto dure nei confronti del governo. Successivamente, sabato 25 gennaio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, si verifica una protesta da parte di una parte significativa della magistratura. Si tratta di una minoranza rumorosa che, di fronte a una maggioranza silente, riesce comunque ad avere grande visibilità. Durante la protesta viene sventolata la Costituzione, in segno di forte dissenso.
Tre giorni dopo, martedì 28 gennaio, arriva la notizia che il Presidente del Consiglio, insieme a diversi membri del governo – tra cui il Ministro della Giustizia, il Ministro dell’Interno e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – risultano indagati. Queste tempistiche, sinceramente, sollevano più di un dubbio, anche perché esiste un precedente storico che gli italiani ricordano bene: quanto accadde nel 1994 con Berlusconi”.