Le recenti dichiarazioni rilasciate sul proprio social personale, Truth, dal presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo, non lasciano adito ad alcun dubbio. Il guitto Zelensky, attore “Nato” con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington, se non di Hollywood, è letteralmente finito.
La potenza che lo ha creato è la stessa che ora lo annienta. Intendo dire, gli Stati Uniti d’America, che hanno ad arte impiegato il guitto di Kiev come marionetta eterodiretta per realizzare i propri progetti di aggressione alla Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale a stelle e strisce sotto le insegne della NATO e dell’Occidente, anzi dell’ “Uccidente” liberale atlantista. Fintanto che era utile alla causa, il guitto di Kiev veniva celebrato e osannato come un eroe, come il paladino dei sacri e sempiterni valori dell’Occidente.
Ora che non serve più, viene abbandonato, e di più schernito e deriso, trattato fino in fondo alla stregua dei burattini di mangiafuoco, che, come è noto, quando non servono più, vengono gettati alle fiamme impietosamente. In una lunga e articolata riflessione svolta sul proprio social personale, il codino biondo che fa impazzire il mondo, ha spiegato che il guitto di Kiev è soltanto un comico mediocre, privo di qualità politiche e peraltro non sostenuto dal suo popolo. Ha detto Trump che Zelensky è un attore e un dittatore, in una parola diremo noi un dittatore.
Per questo, secondo Trump, l’Ucraina dovrebbe tornare al voto e liberarsi autonomamente dell’attore più pagato di tutti i tempi. Come se non bastasse, il codino biondo che fa impazzire il mondo si è avventurato a sostenere che la responsabilità di questa guerra scellerata è dello stesso guitto di Kiev, il dittatore. Tesi, in questo caso, non condivisibile, se si considera che la guerra è stata voluta e propiziata decisamente dalla civiltà dell’hamburger.
La quale fin dagli anni 90, venuta ingloriosamente meno l’Unione Sovietica, aspirava a rioccuparne gli spazi, e infine a fare scaccomatto alla Russia. Cosa che probabilmente sarebbe anche riuscita a fare, se solo non fosse giunto nel 1999 l’imponderabile nella storia, Vladimir Putin, con il cui governo la traiettoria della Russia è decisamente mutata, ed essa ha preso a rivendicare le ragioni della propria sovranità e della propria indipendenza geopolitica, economica e culturale. Sia quel che sia, certo è che il guitto di Kiev si trova ora a fine corsa, abbandonato da tutti e destinato a fare l’ingloriosa fine dei burattini di mangiafuoco descritti da Collodi.
In un post gravido di Livore, affidato a Facebook, il giornalista Enrico Mentana, voce tra le più allineate all’ordine mondiale liberal-progressista, ha rabbiosamente etichettato come maramaldi di cartone tutti coloro i quali attualmente supportino le ragioni di Trump, di Putin e della fine della scena guerra d’Ucraina, sostenendo oltretutto che in tal guisa essi seguitano a difendere le ragioni dell’invasore e non dell’invaso. Forse sarebbe utile in questo caso menzionare anche la terza categoria, quella dell’invasato. In ogni caso, un piccolo ripasso di storia tra un TG e l’altro potrebbe giovare Enrico Mentana, anzitutto per apprendere che l’invasore risponde al nome di Washington e ha provato ad accerchiare senza tregua la Russia fin dagli anni 90.