Altro imbarazzante dietrofront dell’UE: ora scoprono l’ovvia verità sulle imposizioni green

Il 26 febbraio 2025 la Commissione europea ha presentato il pacchetto Omnibus con l’obiettivo di, udite udite, semplificare gli obblighi di conformità in materia di sostenibilità, in modo particolare per le piccole e medie imprese, tema di cui io vi parlo da anni. Finalmente ci sono arrivati.

La proposta prevede la riduzione del numero di aziende, soggette alla cosiddetta CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive, cioè una direttiva UE per il reporting della sostenibilità delle grandi imprese, limitando l’obbligo di rendicontazione alle imprese con oltre 1000 dipendenti e specifici requisiti finanziari escludendo così, udite udite, circa l’80% delle aziende precedentemente coinvolte. Cioè fanno una legge e poi si accorgono che per l’80% dei soggetti quella legge è sbagliata. Vabbè.

Il Sole 24 Ore, che ci informa di queste cose, ci dice che si sono accorti di avere costruito qualcosa non solo di dubbia utilità ma anche di estremamente costoso per tantissime imprese. L’unica domanda che mi faccio è: ma Il Sole 24 Ore non poteva dirlo prima quando lo dicevo anche io?

Non c’è da stupirsene, analizzando le politiche europee da ormai più di vent’anni: è vero, è quello che vi dico io da anni, finalmente cominciano a accorgersene anche i giornali della Confindustria. Ma la norma non finisce qui.

Infatti per le imprese escluse viene introdotto uno standard di “rendicontazione volontaria”, e inoltre si propone di ridurre gli oneri di verifica lungo la filiera richiedendo alle aziende valutazioni solo sui partner diretti o in presenza di informazioni plausibili di potenziali impatti negativi. Insomma una marcia indietro. Come si muoveranno ora le imprese, gli organi di controllo e le istituzioni?

Sarebbe utile avere una certezza e una stabilità sulle norme, specialmente quando queste impongono degli obblighi ai quali le imprese devono adeguarsi, salvo poi fare dietrofront con frasi che sostanzialmente vogliono dire: abbiamo preteso troppo. Insomma manca il buonsenso all’Unione Europea.

Per mia fortuna questa mattina ricevo degli imprenditori che vengono da fuori con i quali parleremo di pianificazione strategica. E vi assicuro che quando noi parliamo di strategia delle imprese consideriamo la politica e le istituzioni – e soprattutto l’Unione Europea – come qualcosa che è completamente lontano e avulso dalle logiche di impresa.

Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi