“Perché optò su salari bassi e austerità, mentre adesso dice tutto il contrario?”
Un condensato per capire quello che in termini economici non torna di Mario Draghi e la distanza tra le sue politiche del 2011 e quelle attuali – o meglio, quelle che adesso dice si dovrebbero perseguire.
Ci ha ripensato, cioè, sul taglio dei salari e della spesa pubblica (“in quel momento credevamo avrebbe funzionato”), ma non sulla competitività, di cui pure si parlerà nel prossimo Consiglio Europeo del 20-21 marzo.
In tal proposito Bagnai lo incalza in audizione: “Secondo lei di quante centinaia o migliaia di miliardi di euro dovrebbe essere il surplus europeo perché l’Unione Europea possa essere considerata da lei abbastanza competitiva? Questo ci aiuterebbe nel tarare le nostre politiche”.
Poi l’altro nodo che non torna: “Nel suo discorso del 16 aprile 2024 in cui espresse la filosofia del suo rapporto sulla competitività, lei affermò che abbiamo perseguito una strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali gli uni rispetto agli altri. Disse che combinando ciò con una politica fiscale prociclica, l’effetto netto è stato solo quello di indebolire la nostra domanda interna e minare il nostro rapporto sociale. Premesso che su questo assolutamente d’accordo con lei, diciamo fin dal 2011 quando magari lei era su altre posizioni, la domanda è: visto che le politiche di austerità si sa che fanno perdere consenso, come mai si è deciso di implementarle?
Cioè come mai la sinistra, il PD, ha deciso di spiaggiarsi su queste politiche, tant’è che ora la maggioranza è di centrodestra? Si è trattato di un fenomeno di irrazionalità collettiva, come lo spiaggiamento dei capodogli, oppure c’era qualcos’altro che ha imposto di ricorrere alla svalutazione interna e alla svalutazione del salario? Lei oggi esclude che questa scelta sia dipesa dall’adesione all’unione monetaria?”
Draghi risponde con una parziale approvazione. Vero è, cioè, che “svalutammo i salari per essere più competitivi“, ma anche che dopo “non aprimmo i mercati a tutta Europa“. L’errore è stato, per Draghi, non consentire alle imprese di agire più liberamente dentro un mercato unico – che però esiste. Sarebbe questo il motivo per cui ora è tornato a parlare di domanda interna indebolita e di abbassamento dei salari come un errore.
Il che, se fare previsioni è pertinente a un economista, diventa un doppio errore, non una giustificazione.
Qui lo scambio integrale tra Bagnai e Draghi.
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