Sono stati giorni importanti per il caso di cronaca nera legato a Giammarco Pozzi, il ventottenne trovato morto a Ponza il 9 agosto del 2020. Lo scorso giovedì 20 marzo, infatti, si è tenuta una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati dedicata proprio a questa vicenda.
Al tavolo dei lavori hanno preso parte l’onorevole Stefania Ascari (deputato del Movimento 5 Stelle); gli avvocati della sua famiglia Fabrizio Gallo e Marco Malara; Martina (la sorella di Giammarco) e il criminologo/consulente Michel Emi
Maritato. Ma di cosa parliamo esattamente? Torniamo un attimo indietro di quasi 5 anni.
Giammarco Pozzi, un mistero mai svelato: l’incognita della carriola e le tracce di DNA

Secondo il medico legale, la morte di Pozzi sarebbe avvenuta per “precipitazione“. Ma sulle dinamiche esatte dell’accaduto, i dubbi sono ancora molteplici.
Il corpo del giovane romano, ex campione di kick-boxing e all’epoca residente a Ponza per lavorare come buttafuori, è stato ritrovato in un’intercapedine fra due edifici larga 80 cm. Completamente a torso nudo, a piedi scalzi e con indosso solo un paio di pantaloncini scuri: il ragazzo aveva ferite lungo tutto il corpo.
A distanza di anni, novità particolari non ci sono ancora state. Anzi, con il passare del tempo l’attenzione mediatica nei confronti della vicenda si è affievolita sempre di più. Nel dicembre 2023 sembrava ci fosse stata una svolta: con l’aiuto del padre di Giammarco, le autorità avevano rinvenuto una carriola nella stessa area in cui è stato individuato il corpo. L’oggetto era stato poi analizzato dai RIS dei carabinieri, i quali avevano anche individuato delle tracce di DNA.
All’epoca, la Procura di Cassino indagava sulla base della fattispecie dell’omicidio volontario. E in tal senso, gli avvocati della famiglia Pozzi avevano presentato al vaglio degli inquirenti una lista di persone con le quali comparare i residui genetici rinvenuti. Nello specifico, si trattava di persone con cui Giammarco era stato in rapporto nel periodo in cui aveva lavorato a Ponza come buttafuori.
Ma apparentemente, almeno per ora questa storia sembra destinata a rimanere un mistero. Sviluppi particolari non si sono più registrati. Al punto che lo scorso novembre 2024, la stessa Procura ha richiesto all’ufficio GIP (cancelleria della sezione penale del Tribunale di Roma) l’archiviazione del caso.
Richiesta l’archiviazione del caso, Maritato: “Troppe anomalie difficili da spiegare nell’ottica di un incidente”
Parallelamente a questa istanza, la Procura di Cassino ha notificato l’avviso di conclusione indagini in relazione a un traffico di sostanze stupefacenti, scoperto mentre si indagava sul decesso dell’ex campione di kick boxing.
Proprio in concomitanza delle indagini realizzate in merito alla sua morte, era stato possibile verificare l’esistenza di un traffico di droga gestito dagli indagati, verosimilmente tra il giugno e il novembre del 2023. E in questo insieme di accertamenti, un quarantasettenne residente sull’isola è stato accusato di calunnia. Quest’ultimo infatti, secondo quanto raccolto dagli inquirenti, avrebbe accusato falsamente due carabinieri in servizio a Ponza dell’omicidio di Pozzi.
E poi? Il nulla. Per una richiesta di archiviazione che lascia perplessi sia gli avvocati della famiglia che il loro consulente Michel Maritato, che a margine della conferenza stampa della settimana scorsa ha manifestato quelle che sono le sue remore:
“A cinque anni dalla scomparsa del campione di kickboxing, che fece molto clamore mediatico, la famiglia di Gianmarco chiede giustizia, e non intende arrendersi su una situazione che contiene ancora tanti dubbi e incongruenze. A mio giudizio, insisterebbero anomalie difficili da spiegare nell’ottica di un incidente. Numerosi inoltre sono gli interrogativi sulla caduta del ragazzo. Non spegniamo i fari mediatici e giudiziari sul caso, chi di dovere valuti tutte le piste alternative. La famiglia di Pozzi merita giustizia. E anche le istituzioni aiutino a far emergere una verità che appare sempre più complessa e dolorosa“.
Paolo Pozzi (padre di Giammarco ndr): “Ho scritto più volte sia a Meloni che a Mattarella. Chiedo una mano”
In occasione della conferenza stampa, il padre del ragazzo, Paolo Pozzi, ha rilasciato delle dichiarazioni ad Askanews in merito allo stato della situazione.
“Hanno fatto la richiesta di archiviazione alla quale abbiamo fatto opposizione. Chiedo alla politica di mandare degli ispettori a Cassino, perché ci sono state delle istituzioni che si sono comportate a livello bassissimo, a cominciare dai periti nominati dal magistrato. Sono stati una cosa scandalosa! Senza sottolineare la vicenda del telefono (del figlio Gianmarco, che è stato disabilitato, ndr), che sono 5 anni che ce lo rimpallano ed è ancora sequestrato, anche se è stata fatta la richiesta di archiviazione”.
Sulle dinamiche del decesso: “Il medico legale che afferma che la morte è dovuta a ‘precipitazione’. Hanno fatto altre due perizie, e ora il caso viene chiuso? Questa gente invece di lavorare dovrebbe andare a zappare la terra“.
Infine l’appello alle massime cariche dello Stato: “Io alla presidente del Consiglio Meloni ho scritto più volte, e ho scritto anche a Mattarella, non mi stancherò mai di farlo. Chiedo una mano, perché tutti questi errori non sono possibili. Lei (Meloni ndr) ha la possibilità di mandare gli ispettori (alla procura di Cassino ndr) e far riprendere in mano il caso dalla commissione antimafia”.
Vedremo se e quali reazioni ci saranno da parte della politica. Nel frattempo, è da registrare l’iniziativa di Stefania Ascari. Durante la conferenza, la deputata del Movimento 5 Stelle ha fatto riferimento alla necessità di un’interrogazione parlamentare dedicata al caso, chiamando in causa i Ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi.