Nel corso di una delle ultime puntate di Che Tempo Che Fa, il noto e proverbialmente pluralistico salotto di Fabio Fazio, è intervenuto, puntualmente senza alcun contraddittorio, il bardo del pensiero unico, politicamente e bellicamente corretto Michele Serra. il quale Michele Serra, come sappiamo, è stato il principale promotore della demenziale Piazza per l’Europa, in cui l’adunata oceanica delle masse lobotomizzate, o meglio, logotomizzate, invocava il riarmo europeo cantando orwellianamente Bella Ciao. Ebbene, nel corso della puntata del pluralistico salotto catodico di Fabio Fazio, così ha dichiarato testualmente Michele Serra, firma di punta del rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico La Repubblica.
“Un po’ di paura secondo me è un ingrediente necessario in questo momento”. Secondo Michele Serra, dunque, ci vuole la paura. E a cosa serve di preciso la paura? Non è arduo capirlo, soprattutto dopo il 2020.
La paura permette ai gruppi dominanti di amministrare docilmente il parco umano terrorizzato e quindi disposto ad accettare in silenzio ogni provvedimento, a patto che venga presentato e nobilitato come funzionale alla sicurezza di tutti. La fobo-politica, come l’avevamo definita nel nostro libro Golpe Globale, è l’ingrediente fondamentale, per dirla con Michele Serra, che permette alle classi capitalistiche transnazionali di far valere le loro politiche classiste, e di presentarle come se fossero necessità sistemiche volte a garantire la sicurezza nel tempo dell’emergenza, poco conta se epidemica o bellica, climatica o energetica. Il potere da sempre utilizza le due leve del divertimento e della paura per amministrare i sudditi, per indurli ad accettare, con ebete euforia o con depressiva rassegnazione, le misure poste in essere dal potere stesso.
Il soggetto terrorizzato, per definizione, si sente fragile e indifeso, e si rivela eo ipso disposto a ogni tipo di governo pastorale che proponga soluzioni atte a garantirgli la sopravvivenza nel quadro dell’emergenza dilagante. Naturalmente, acciocché lo schema di pensiero possa funzionare a pieno regime, è il caso di dirlo, occorre che l’emergenza venga artatamente amplificata dagli schermi e dalle pagine dei giornali, e ciò di modo che cresca smisuratamente il terrore dei sudditi e le politiche emergenziali possano essere attuate senza incontrare alcuna forma di resistenza. Shock economy l’ha chiamata in un suo importante libro Naomi Klein e questa economia dell’urto presuppone sempre i due ingredienti fondamentali della paura e dell’emergenza, di modo che ciò che nella normalità è inaccettabile divenga inevitabile con l’emergenza e con la paura.