Dybala, talento sopraffino ma fragile: il gioco vale lo stipendio?

L’importanza di Paulo Dybala per la AS Roma è indiscutibile. Così come la gravità della sua perdita per infortunio, che costringerà l’argentino a saltare le ultime 9 giornate di Serie A. Dopo la lesione del tendine semitendinoso sinistro riportata contro il Cagliari, la Joya ha deciso, di comune accordo con la società, di sottoporsi a un intervento chirurgico. Tempi di recupero più lunghi, ma rischi di ricadute molto minori: chiara l’equazione fatta dal campione del mondo e la sua Roma.

La stagione di Dybala è quindi già virtualmente finita. Ed è giusto allora, oltre che interessante, fermarsi a riflettere sul rendimento, sul ruolo e sul peso che l’argentino ha all’interno della squadra.

I numeri sono pregevoli: 42 gol e 22 assist in 113 presenze. La Joya ha partecipato a un gol della Roma 1 volta ogni 114 minuti circa; non male davvero per una seconda punta/trequartista. Anche perché, tenendo conto di tutto il lavoro che fa per i compagni in fase di costruzione del gioco e raccordo fra i reparti, questi numeri rischiano di essere quasi riduttivi nel descrivere la centralità tecnico-tattica di Dybala nel contesto Roma.

Classe e qualità, come il più pregiato dei calici di cristallo

Ma se da un lato il suo talento e la sua qualità sono stati sempre un fattore essenziale per la squadra, sin dal suo arrivo ai tempi di Mourinho, dall’altra la sua estrema fragilità fisica ha rappresentato spesso un grosso problema per il club. Tutto questo proprio, e forse soprattutto, perché la società ha deciso di renderlo il pilastro del progetto tecnico dell’ultimo triennio.

Le ricorrenti assenze per infortunio, a fronte di uno stipendio altissimo (6 milioni di euro netti all’anno), avevano persino portato la dirigenza a spingere quasi per la sua cessione in Arabia. Poi sappiamo tutti come è andata… E vedendo la difficile stagione di cui è stata protagonista, la sua permanenza è stata più di una buona notizia per la Roma. Paulo Dybala per i tifosi giallorossi rappresenta ‘un sogno’: l’ancora a cui aggrapparsi nei momenti più duri per sperare in futuro migliore e meno mediocre della realtà attuale.

La questione però è: il gioco vale candela? Anzi, lo stipendio? Dopo la penultima giornata della League Phase di Europa League contro l’AZ Alkmaar a gennaio, è scattata l’opzione per il rinnovo automatico dell’argentino fino al 2026. Premi inclusi, Dybala guadagnerà 8 milioni di euro, 2 in più rispetto al contratto attuale.

Romanticismo e classe calcistica a parte, la Roma in quanto club e soprattutto azienda è giusto che si faccia delle domande.

Roma, con Dybala in campo la media punti è più alta. Ma l’argentino salta 1/3 delle partite

Lo diceva Mourinho, lo ha ribadito più volte anche Claudio Ranieri: C’è una Roma con Dybala, e una senza. E non si tratta di pareri personali e soggettivi, ma di fatti nudi e crudi. In campionato, dal suo arrivo, la media punti della squadra con l’argentino in campo è di circa 1,7 punti a partita. Senza, il valore scende a 1,4. C’è però un grande problema: dal giorno del suo acquisto, su 114 partite di Serie A disputate dai giallorossi (contando già le 9 giornate che salterà da qui a maggio), la Joya ne ha saltate praticamente 1/3 (37 – il 32,45% del totale).

Allargando lo sguardo al computo di tutti i match ufficiali nelle varie competizioni (includendo i famosi 9 incontri a cui non prenderà parte), il totale delle partite giocate dalla Roma sale a 162. Fra queste, si contano complessivamente 113 presenze di Dybala (69,7%). Esclusa la prima giornata del campionato 2022/2023, Roma-Salernitana del 22 agosto 2022, in cui l’argentino era assente per somma di ammonizioni, il resto delle volte è mancato sempre per infortunio. Dunque, viene confermata ancora la tendenza della Joya a saltare di fatto 1 partita ogni 3.

Addirittura, se si considerando solo le partite in cui Dybala è partito titolare, da 113 si scende a 88 (sempre su 162). Parliamo di poco più del 54,3%: in pratica, il giocatore chiave della squadra per eccellenza, parte dall’inizio solo nella metà delle occasioni. Un dato piuttosto singolare, a riprova di quanto il campione del mondo 2022 sia ‘croce e delizia’ dei capitolini.

Che il club si faccia delle domande è lecito, così come è sacrosanto che i tifosi non possano tollerare una sua eventuale partenza. Probabilmente, come spesso accade, la soluzione ideale sta nel mezzo. Una Roma idealmente forte deve avere un giocatore come Dybala, ma come ‘ciliegina sulla torta’. L’argentino può e deve essere quel quid decisivo per portare la squadra dove merita. Ma per motivi fisici devono essere assolutamente altri i profili su cui basare lo scheletro della rosa.

Molto dipenderà dal mercato della prossima estate, oltre alla scelta del nuovo allenatore. Ma se i giallorossi vogliono davvero crescere, quella della loro ‘Joya‘ è un tema che, prima o poi, dovranno affrontare con fermezza.