Juve, Damascelli ▷ “Motta aspetta solo di essere cacciato. Contattato non solo Mancini”

La crisi della Juve e le brutte sconfitte contro Atalanta e Fiorentina stanno facendo vacillare pericolosamente la panchina di Thiago Motta. Negli ultimi giorni le indiscrezioni su un suo possibile esonero si sono fatte più insistenti, e sono due i nomi più accreditati come eventuali sostituti: Roberto Mancini e Igor Tudor.

Come raccolto però dai nostri specialisti di mercato, la differenza fra i due profili è sostanziale: il primo verrebbe solo a patto di concordare di un contratto lungo; l’altro accetterebbe anche un incarico fino a fine stagione. Inoltre, considerando anche la non facile situazione economica della società, nel caso in cui la Juve decida di rompere i suoi rapporti con Motta, sarà necessario fare delle valutazioni anche sui diversi tipi di stipendio che percepiscono i due allenatori.

In ogni caso, se realmente c’è voglia di cambiare rotta in panchina, il parere unanime degli addetti ai lavori è che sia inutile aspettare la ripresa. Che differenza fa se la Juve vinca, pareggi o perda la partita contro il Genoa? Il giudizio sul lavoro di un allenatore non può dipendere dal risultato di un singolo match.

Juve, Damascelli: “Motta? Voglio vedere con che faccia Giuntoli lo guarderà in faccia”

A riguardo, è amara l’opinione di Tony Damascelli, che in diretta su Radio radio Mattino – Sport e News – ha sottolineato anche la scorrettezza del comportamento della società nei confronti dell’ex Bologna.

Io sarei curioso di essere un drone, una mosca, una farfalla che voli tra le mura della Continassa alla ripresa, subito dopo la partita della Nazionale a Dortmund, lunedì. Voglio vedere con che faccia Giuntoli e Thiago Motta si potranno guardare negli occhi. Perché lo confermo: i contatti con altri allenatori ci sono stati; non solo con Mancini. Come minimo Motta potrebbe mettergli le mani addosso. E quindi i casi sono due: o qualcuno sta giocando su più tavoli; o qualcuno non dice la verità. Motta aspetta soltanto di essere cacciato. Questo secondo me è lo stato dell’essere, anzi ‘malessere’. Ma non c’è più nulla da sorprendersi a Torino“.

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