Mercoledì scorso le prime indiscrezione, domenica l’ufficialità. Thiago Motta non è più l’allenatore della Juve: al suo posto un vecchio volto dei bianconeri, Igor Tudor. 110 presenza e 15 gol da calciatore fra il 1998 e il 2007; poi l’esperienza in panchina come assistente di Andrea Pirlo nella stagione 2020/2021. Quello del tecnico croato è un ritorno gradito, rapido e dai forti richiami identitari.
La natura della scelta è chiara: al di là dei brutti risultati, il problema dell’italo-brasiliano era la spaccatura ormai irreversibile che si era creata con lo spogliatoio e con il DS Giuntoli, colui che l’aveva scelto. Tudor rappresenta la soluzione a tutto questo, da bravo conoscitore dell’ambiente e della storia della Juventus. Proprio il suo legame affettivo con il club lo ha convinto verosimilmente ad accettare un contratto così corto (2 mesi), a differenza di altri possibili candidati come Roberto Mancini.
L’obiettivo per il croato è chiaro: portare i bianconeri in Champions League. E se le cose dovessero andare bene, non è da escludere che la società decida di proseguire con lui anche il prossimo anno.
In diretta su Radio Radio Mattino – Sport e News, Mario Mattioli ha espresso la sua soddisfazione per una scelta definita “giusta e tempestiva“.
Juve, Mattioli: “Tudor? Applicazione e disciplina sono nel suo DNA”

“Tudor? Intanto è uno juventino. E questo è un dato di fatto fondamentale. Poi, sulla parte tecnica, è troppo presto, meglio non dare giudizi.
Lui è un gestore di spogliatoio diametralmente opposto a quello che esternamente ci ha fatto vedere Thiago Motta. Applicazione e disciplina sono parte del suo DNA. Vediamo come riuscirà a gestire questi tre mesi, che io mi auguro fortemente che possano prolungarsi Più che per Tudor, per la Juventus stessa: perché vorrebbe dire che le cose stanno andando bene. Come scelta è stata buona e tempestiva. Conoscendo i canoni di questa ‘pseudo-società’, me la sarei aspettata venerdì prossimo.
Per ora non voglio ancora dare giudizi. Dico soltanto che uno juventino va in panchina. E probabilmente potrà spiegare a molti giocatori della Juventus attuale che cosa vuol dire giocare in questa squadra; cosa che non poteva fare Thiago Motta, e che non hanno potuto fare i Locatelli e Gatti, gli unici superstiti di una Juventus più o meno vera.
Anche perché purtroppo, da quanto so, l’unico dirigente veramente juventino, Chiellini (che sembra sia intervenuto direttamente nella scelta di Tudor), più di tanto non viene interpellato dalla società”.