La goleada subìta contro l’Atalanta; le eliminazioni clamorose in Champions League e in Coppa Italia contro PSV e Empoli. Decisamente troppo per la Juventus e tutto l’ambiente, che da tempo ormai è in aperta contestazione nei confronti della squadra e del suo allenatore. Infatti, dopo che quest’estate era stato presentato alla Continassa quasi come un profeta calcistico, anche Thiago Motta è stato oggetto (seppur molto più tardivamente) di forti critiche come il suo predecessore: Massimiliano Allegri.
Un parallelo che è reso ancora più interessante dall’evidente differenza tattica fra le ‘filosofie’ dei due tecnici. Il “corto muso” contro il “giochismo”; la concretezza contro il palleggio dal basso: in un dualismo che media e tifosi non hanno mai smesso di coltivare col passare del tempo.
Ecco allora la ragion d’essere di questo articolo: affidarsi all’oggettività dei numeri per confrontare, in modo empirico e concreto, il rendimento dei due allenatori. Nel tentativo di arricchire un dibattitto che, in ogni caso, non smetterà mai di infiammare le chiacchiere da bar così come le puntate dei vari salotti televisivi.
Per fare ciò, si è partiti dati risalenti alla ‘peggior’ stagione di Allegri con la Juventus (in Serie A – 2021/2022: quarto posto a 70 punti), confrontandoli con le proiezioni matematiche relative all’attuale ‘gestione Motta’.
Juve, in termini di punti Motta è sullo stesso livello di Allegri (almeno per ora…)

Iniziando da Allegri, non c’è bisogno di fare troppa fatica: basta andare a cercare i dati inerenti alla stagione 2021/2022, quella in cui il tecnico ha totalizzato il minor numero di punti di tutti i suoi anni alla Juve. Tralasciando le altre competizioni (sconfitta in Supercoppa e in finale di Coppa Italia contro l’Inter; eliminazione agli ottavi di Champions contro il Villareal), in quel campionato i bianconeri hanno collezionato un totale di 70 punti, posizionandosi al quarto posto.
Mentre, sul fronte Motta, c’è bisogno necessariamente di prendere la calcolatrice, essendo in possesso solamente di dati parziali, visto che mancano ancora 10 partite alla fine della stagione. Serve dunque lavorare con delle proiezioni aritmetiche.
Sotto la guida del tecnico ex Bologna, la Juventus ha totalizzato 52 punti in 28 partite. Per arrivare a immaginare quale potrà essere la classifica finale (mantenendo idealmente il ritmo tenuto fino ad ora), è di aiuto dividere i calcoli da fare in due ambiti diversi (almeno rispetto ai punti fatti): i big match (per convenzione, quelli contro Inter, Milan, Napoli, Atalanta, Roma, Lazio, Fiorentina e Bologna) e le partite con le cosiddette ‘piccole‘.
Relativamente al primo gruppo, per il momento la Juventus ha disputato 12 incontri, ottenendo complessivamente 16 punti (media di circa 1,3 a partita). Mentre, riguardo alle restanti partite, il totale di lunghezze accumulate corrisponde a 36 (2,25 per match). Nelle prossime e ultime 10 giornate di campionato, i bianconeri giocheranno 4 scontri d’alta classifica (Nell’ordine: Fiorentina, Roma, Bologna e Lazio). Per esclusione, le altre 6 partite saranno contro delle ‘piccole’.
Partendo da questi presupposti (e dando idealmente per scontato che queste medie non subiscano alterazioni da qui alla fine della stagione), se moltiplichiamo il valore della media punti nei big match (1,3) per il numero di partite di questa categoria che la Juve deve ancora giocare (4), il risultato è di circa 5 punti.
Mentre, facendo lo stesso procedimento con i numeri inerenti al resto dei match con le ‘provinciali‘ (2,25 x 6), il prodotto si aggira fra i 13/14 punti, in base al tipo di arrotondamento effettuato (se per eccesso o per difetto).
In conclusione, sommando le 52 lunghezze collezionate fino ad ora da Thiago Motta, con il totale dei punti ricavati da queste proiezioni (5+13/14 = 18/19), si ottiene un valore complessivo di 70-71 punti; intervallo che di fatto pareggia quanto ottenuto dal suo predecessore ormai tre anni fa.
Ma questa Juve di Motta è davvero paragonabile a quella di Allegri? Se si guarda al mercato, assolutamente no.
Motta: un calciomercato che il livornese poteva solo sognare

Estate 2021 – Dopo l’esperimento targato Andrea Pirlo, la Juventus decide di tornare a puntare su un allenatore esperto; un tecnico che conoscesse l’ambiente come le sue tasche, Massimiliano Allegri.
Tenendo conto del sia del calciomercato estivo, che di quello invernale, rispetto alle cessioni si assiste alla partenza di giocatori chiave come Ronaldo e Bentancur (totale di 36 milioni di euro) oltre alla vendita di profili come Romero (17 milioni) e Kulusevski (sul momento 10 milioni per il prestito + 30 per il riscatto, contabilizzato nell’estate del 2023).
Non pochi soldi guadagnati, che portano a un risparmio ancora più grande se si tiene conto anche della scelta di liberarsi a fine stagione dell’ingaggio di un altro calciatore fondamentale come Paulo Dybala (poi accasatosi alla Roma a parametro zero).
In entrata, date le difficoltà di bilancio relative ai costi di tutta l’operazione Ronaldo (cartellino + ingaggio), i bianconeri si trovano a doversi interfacciare con un mercato non facile, che fra agosto e gennaio vede arrivare: Locatelli in prestito (riscatto contabilizzato in due anni di 36,4 milioni); Ihattaren (5 milioni); Kaio Jorge (7 milioni); Kean (anche lui in prestito – 7 milioni); Vlahovic (83,5 milioni); Gatti (9 milioni); Zakaria (11,35 milioni) e Mc Kennie (21,9 milioni). Il totale delle spese (escludendo il riscatto del centrocampista ex Sassuolo, diluito in più anni) è di 144,75 milioni di euro.
Andiamo avanti di 3 anni: 2024. La Juventus, su spinta del suo DS Giuntoli decide di rompere con Allegri e di sostituirlo con colui che ha portato clamorosamente il Bologna in Champions League: Thiago Motta. Gli investimenti sul mercato, a dispetto di quanto fatto con l’allenatore livornese, sono decisamente diversi.
Basti pensare che sommando i costi dei cartellini di solo due dei calciatori acquistati la scorsa estate, Koopmeiners (54,7 milioni) e Douglas Luiz (circa 80 milioni; compresi i valori dii Iling Junior e Barrenechea), si ottiene una cifra che quasi pareggia il totale delle spese fatte 3 anni prima con Allegri, in entrambe le finestre di mercato: circa 134,7 milioni di euro contabilizzati; solo dieci in meno.
Peccato però che, oltre ai due centrocampisti, alla Continassa sono arrivati anche Khéphren Thuram (35 milioni); Alberto Costa (13,8 milioni); Cabal (12,8 milioni); Nico Gonzalez (prestito di 8 milioni + riscatto a 25 + 8 di bonus); Francisco Conceição (prestito secco oneroso a 7 milioni) e altre operazioni più o meno di contorno.
No, al di là della questione legata ai punti (dove, in ogni caso, è tutto ancora da confermare, trattandosi unicamente di proiezioni) la Juve di Thiago Motta e quella di Massimiliano Allegri non possono essere messe sullo stesso piano. L’italo-brasiliano, a differenza dell’ex Milan, ha avuto la possibilità di sfruttare risorse economiche molto più corpose, ottenendo però risultati simili se non anche peggiori.
La differenza sostanziale fra i due risiede solo nella narrazione che hanno avuto (in modo nocivo per la stessa Juve): Thiago Motta, spesso fin troppo arrogante, fino a poco tempo fa è stato trattato dai media come un guru, un profeta del pallone; Allegri invece come l’ultimo degli imbecilli. Ma in un mondo del calcio che troppe volte fa ancora figli e figliastri, è bene affidarsi ai dati e rendersi conto che, quasi sempre, non tutto è come certi sapientoni vogliono far credere. D’altronde, il calcio è uno sport semplice. E Massimiliano Allegri, l’ha sempre ricordato.