Pierre Bourdieu ebbe a dire che, oggi, gli intellettuali sono la parte dominata della classe dominante. Fanno parte della classe dominante in virtù del loro capitale culturale, ma sono dominati perché, per poterlo offrire ai veri dominanti, devono modularlo in funzione dei rapporti di forza egemonici.
Questa definizione si applica perfettamente all’ultimo surreale monologo cattolico, rigorosamente senza contraddittorio, tenuto in Rai da Roberto Benigni, aedo del pensiero unico, politicamente e bellicamente corretto. In una trasmissione intitolata, con un tocco di orwellianismo, Il Sogno—che meglio sarebbe chiamare L’Incubo—Benigni si è lanciato in una serie di affermazioni fumettistiche, prive di qualsiasi riscontro nella realtà. Dichiarazioni buone solo a fungere da puntello ideologico ai già richiamati rapporti di forza egemonici.
Benigni ha proclamato con enfasi che l’Unione Europea rappresenterebbe “il più grande laboratorio politico e democratico degli ultimi 5.000 anni”.
Peccato che l’Unione Europea sia, in realtà, la più grande decostruzione degli spazi democratici del continente mai realizzata prima. Non è altro che la riorganizzazione capitalistica e verticistica dell’Europa dopo la svolta epocale del 1989.
Come se non bastasse, il comico toscano—ormai completamente votato alla difesa ideologica dell’ordine dominante—ha sostenuto che l’euro sarebbe “uno scudo che ci protegge dagli shock economici”.
Anche questa tesi appare decisamente ideologica e tutt’altro che neutrale. La moneta unica, lungi dall’essere uno scudo, si configura piuttosto come un metodo di governo. Un metodo che consente alla Banca Centrale di indebitare gli Stati nazionali e che serve alla plutocrazia neoliberale per conservare e rinsaldare la propria egemonia su popoli, lavoratori e classi medie.
Benigni celebra l’euro e l’Unione Europea, cioè il più ambizioso progetto di dominazione capitalistica mai realizzato nel vecchio continente. Un meccanismo che rappresenta la più grande aggressione ai diritti sociali e al mondo del lavoro mai compiuta nella storia umana.
Se avesse letto il Trattato di Lisbona del 2007, Benigni si sarebbe forse accorto che la parola piena occupazione compare appena, mentre il termine competitività è onnipresente. Ma la competitività è davvero il sale della democrazia?
Non pago delle sue dichiarazioni perfettamente allineate all’ordine mentale dominante, il comico toscano ha precisato che dovremmo essere orgogliosi di essere europei e ha rivendicato con orgoglio di sentirsi un “estremista europeista”.
Il sofisma è il solito: confondere l’Europa con l’Unione Europea. Ma chi realmente ami la cultura europea—da Platone a Goethe, da Aristotele a Cervantes—non può oggi che essere nemico di un’Unione Europea che, oltre a massacrare lavoratori e classi medie, sta distruggendo il patrimonio culturale della nostra civiltà, innalzando il nulla della cancel culture a proprio orizzonte di senso esclusivo.
Insomma, le parole di Benigni si inseriscono perfettamente nel linguaggio dell’ordine egemonico. Un ordine che chiama pace la guerra e democrazia l’autocrazia del capitale e delle sue classi di riferimento.
I militonti che continuano a ripetere che, per fortuna, sono finite le dittature rosse e nere del Novecento e che oggi viviamo in democrazia, ignorano forse che anche questa che chiamano democrazia non è altro che una dittatura: la dittatura del capitale e delle sue élite.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro