Il piano ReArm Europe, approvato recentemente dal Parlamento Europeo, ha suscitato un acceso dibattito politico e finanziario. Nonostante l’obiettivo dichiarato di rafforzare la difesa del continente, il progetto presenta numerosi punti deboli che ne mettono in discussione l’efficacia e la sostenibilità.
Innanzitutto, il piano prevede un indebitamento massiccio degli stati membri, con una deroga alle regole di bilancio che esclude le spese militari dal calcolo del rapporto deficit/PIL. Questa flessibilità, mai concessa per settori come welfare, sanità o istruzione, rischia di aggravare ulteriormente la crisi economica e sociale che già attanaglia molte nazioni europee.
Inoltre, l’indebitamento potrebbe minare la sovranità finanziaria degli stati, rafforzando il potere della Commissione Europea, un organo non eletto direttamente dai cittadini.
Sul piano geopolitico, il ReArm Europe potrebbe alimentare una corsa agli armamenti, aumentando le tensioni internazionali anziché rafforzare la sicurezza del continente. Inoltre, il piano rischia di distogliere risorse cruciali da progetti di transizione ecologica, innovazione e welfare, privilegiando il settore militare a scapito di altre priorità sociali. Proprio quei progetti che fino a qualche mese fa venivano presentati come irrinunciabili dalle istituzioni europee. E’ qui che per Boni Castellane, frana il buon viso della Commissione Europea. Resta solo il cattivo gioco del riconvertire aziende tedesche dell’automotive in comparti bellici: si scrive Rearm Europe, si legge fallimento completo del New Green Deal. E non solo.
L’intervista VIDEO al giornalista de La Verità
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