Nel suo intervento alle commissioni parlamentari italiane, Mario Draghi ha tracciato una diagnosi impietosa dello stato dell’Unione Europea, proponendo una visione che io considero agghiacciante: un’Europa che agisca come uno Stato unico.
L’appello di Draghi a un mercato integrato, una strategia industriale comune, un debito condiviso, suona come un grido d’allarme ma anche come un piano molto difficile da realizzare (per nostra fortuna), lo è a causa di un’Unione bloccata da veti incrociati e sovranismi crescenti, dove sovranismo è, a quanto pare, un termine negativo che rappresenta il fatto che uno voglia essere padrone a casa sua.
Quindi attenzione anche qui a come vengono usate le parole.
I numeri comunque sono allarmanti.
I redditi e i consumi europei stagnano, mentre gli USA e la Cina accelerano sulla tecnologia, sulla difesa, sulla politica industriale. La proposta di Draghi appare totalmente scollegata dalle reali dinamiche istituzionali dell’Unione Europea. L’idea di un debito comune, agghiacciante, di una difesa integrata, terrificante, si scontra con l’assenza di una volontà politica unitaria e con forti resistenze interne (per nostra fortuna) soprattutto su temi come la condivisione di rischi finanziari. E anche la visione su energia e innovazione resta idealistica. Sbloccare iter autorizzativi, disaccoppiare i prezzi energetici, creare sinergie industriali: tutto questo richiede riforme strutturali che l’Unione Europea fatica da anni a realizzare.
I dubbi sono stati sollevati da molti parlamentari. Sulle spese militari a scapito del welfare – guardate questo non è un dubbio, è una certezza – taglieranno la sanità e le pensioni per prendere le armi. I rischi di debito eccessivo, i vantaggi per le lobby finanziarie – queste sono certezze – restano sullo sfondo. Draghi propone una governance europea più centralizzata, cioè più dittatoriale, ma non affronta il nodo principale, cioè la crescente distanza tra istituzioni europee e cittadini.
La visione di Draghi, che è una visione elitaria, che è una visione non democratica, non affronta il tema principale: l’unica riforma vera che va fatta in Europa è farla diventare una democrazia nella quale ci sia un Parlamento vero in cui contano non le lobby, non poche persone legate al mondo finanziario, ma veramente i cittadini.
Allora a quel punto sono disposto a parlare, altrimenti mi troverete sempre contro questi piani di tipo francamente elitario e antidemocratico.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi
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