La vestale del neoliberismo europeo, Ursula von der Leyen, e il presidente del Partito Popolare Europeo, Weber – da non confondersi in alcun modo ovviamente con il grande filosofo Max Weber – hanno recentemente dichiarato che il demenziale programma “Rearm Europe” potrebbe costituire per l’Italia una grande opportunità. Sì, avete capito bene, “una grande opportunità per l’Italia”.
La scena, tragicamente comica, ricorda in maniera inevitabile quella del gatto e della volpe che, nel celebre libro di Collodi, provano a persuadere l’ingenuo Pinocchio a seppellire le proprie monete nel campo miracoloso della città di Acchiappacitrulli, acciocché in poco tempo si moltiplichino a suo beneficio.
Nel tempo in cui ormai Orwell stesso appare come un dilettante rispetto a una realtà che palesemente ha superato la fantasia distopica, non soltanto ci spiegano con zelo che la guerra è pace, variando il titolo del capolavoro di Tolstoj, “Guerra e pace”. Adesso ci insegnano pure che sprecare i soldi per le armi, evitando accuratamente di destinarli alla sanità e all’istruzione pubbliche, rappresenta una grande, una grandissima, un’immensa opportunità per l’Italia. Forse per le industrie belliche italiane, ci permettiamo di precisare. Non certo sia chiaro per i lavoratori, per i ceti medi e per le classi nazionali popolari, che con ogni probabilità oltretutto dovranno anzi finanziare di tasca propria il folle programma di riarmo con cui l’Unione Europea dice di volersi difendere da una aggressione inventata ad arte dai menestrelli dell’ordine mentale dominante, al solo scopo di giustificare gli investimenti nel capitale finanziario.
Del resto, sia la vestale del neoliberismo von der Leyen, sia l’unto dei mercati, l’austerico Mario Monti, l’hanno detto apertis verbis: bisognerà trasformare i risparmi privati in investimenti necessari.
L’abbiamo detto infinite volte, ad nauseam: se la Russia avesse realmente voluto invadere l’Europa, ebbene, l’avrebbe già fatto, senza, naturalmente, attendere il riarmo dell’Europa stessa. La verità, non detta perché non dicibile, è che è semmai l’Europa che vuole continuare sciaguratamente a provocare la Russia, magari fino al punto da costringerla ad attaccare davvero l’Europa stessa. Ciò mi permette di ribadire, una volta di più, che il nostro nemico non è a Mosca e non è a Pechino. Il nostro nemico è a Bruxelles. Il nostro nemico è infatti chi ci vuole trascinare nella guerra, chiamandola ipocritamente pace. E adesso anzi spiegandoci che il riarmo a spese dei cittadini rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese.
Ancora una volta, come ormai accade sempre più spesso, la situazione è tragica senza però riuscire in alcun modo a essere seria.
Home Blog