«Qui Dio non c’è, pietà non c’è,
tra gli angoli e il fango dove Dio non c’è,
qualunque Dio non c’è».
È una strofa di “Zona di guerra”, estratto del nuovo album “La caverna di Platone”, «uno dei brani più intensi: il misterioso protagonista del primo episodio si trova catapultato in una terribile realtà, nella quale un conflitto, cosa di per sé atroce, diventa ancora più tragico entrando nella vita, nelle case, violando l’intimità di persone innocenti».
«Il video si rivela come un pugno nello stomaco, disegnando una Storia senza vincitori e vinti: la guerra, per le persone comuni, rimane una sconfitta per tutti.
La canzone non verrà presentata come “il nuovo singolo”, non essendo certo nata per compiacere il mainstream: la considero un altro tassello artistico da aggiungere alla storia de “La caverna di Platone”, uno degli album più importanti della mia carriera»
Una canzone impegnata così come tutta la carriera di Enrico Ruggeri, che in questo album condensa politica, amore, poeti e Milano.
Così ce ne ha parlato a Music Provocateur, da Leo Kalimba Gerardi.
“Stupito da certi miei colleghi”
“La strategia è evidente: vi facciamo spaventare così poi fate quello che noi vi diciamo. E’ successo così 4 anni fa, poi è successo così quando hanno cominciato a vedersi per decidere che la tua Panda non è più compatibile con il clima, no?
Prima dovevamo morire tutti di pandemie varie. Poi dovevamo morire d’inquinamento, adesso il terzo pericolo è la guerra, e quindi armiamoci e partite insomma. Chiaramente questo contrasta con la mia idea dell’Europa.
Canzoni sulla guerra ne ho scritte parecchie, come “Una lettera dal fronte”. Ma infatti lo stupore maggiore è stato vedere un palco con delle persone, anche i miei colleghi, che pensavo fossero non dei guerrafondai, che fossero antimilitaristi, poi vanno su un palco a dire che 800 miliardi, che non sapevamo neanche che ci fossero, vanno destinati a spese militari.
Sai quanto fai con 800 miliardi per le scuole, per gli ospedali, per le strade? 800 miliardi non finiscono mai.
Partendo da Socrate, da quelli che sono bruciati sul rogo, da Oscar Wilde, da Ezra Pound, tutti quelli che hanno sostenuto idee non mainstream per i tempi l’hanno pagata cara. lo stesso Pasolini sicuramente se fosse stato più cauto probabilmente sarebbe morto nel suo letto.
“L’influenza di mio figlio”
Lui scrive ma è totalmente fuori dal sistema. E’ un hippie scaraventato nel 2025 quindi scrive per il suo piacere. L’album è molto serio mentre questa canzone è sorridente, parla di conciliarsi con se stessi e quindi mi è sembrato un bel momento per alleggerire i concetti dell’album che spesso erano abbastanza impegnati e impegnativi.
Il duello tra Meloni e Schlein sugli hippie? Prima non esisteva il politically correct, quindi gli hippie erano molto utili”
“Siamo nella caverna di Platone”
“D’altra parte, insomma, dipende sempre da come fai certe cose e se stai cavalcando qualcosa di già superato. Guardate, io ho scritto nel ’91 una canzone che si chiamava Trans, quando LGBTQ era un codice fiscale.
Oggi i miei figli hanno amici di tutti i sessi, ma non c’è bisogno di sbandierare, di fare battaglie su cose che sono già assodate. Il titolo dell’album? E’ uscito quasi per caso, stavo scrivendo una canzone sulle illusioni dell’amore e a un certo punto mi ha guidato la rima, l’illusione, la rima con Platone e da lì la canzone ha preso una strada completamente diversa, quindi invece ho pensato: questo è il titolo dell’album perché è lo specchio dei tempi. Quanta gente oggi sta al buio, vede una luce da lontano e crede che sia la verità”.