Chiariamoci subito, perché quando si vanno a toccare certi argomenti c’è uno schema da rispettare, pena la caccia alle streghe moderna: Paapa Essiedu interpreterà Severus Piton in maniera magistrale, non abbiamo dubbi su questo.
L’attore britannico è certamente, per talento e curriculum, un profilo di alto livello per la nuova serie HBO su Harry Potter, che nelle sue premesse è potenzialmente una serie evento.
Il progetto sembrava promettente, almeno finché non è arrivata l’ufficializzazione del cast, in cui Essiedu avrebbe potuto interpretare un altro ruolo ad esempio, e non certo per il colore della pelle.
Promettente lo rimane anche ora che è uscita la notizia, ma con un bel calo in credibilità: un discorso che non prescinde dalla scelta discutibile dell’interprete del Principe Mezzosangue. Arresto momentum, vediamo perché.
Partiamo dal cast, il resto
A interpretare il carismatico preside di Hogwarts sarà John Lithgow, attore pluripremiato noto per ruoli in serie come “Dexter” e “The Crown”. Al fianco di Silente, Janet McTeer vestirà i panni della professoressa Minerva McGranitt (abbasso i nomi aggiornati), portando la sua esperienza da “Kaos” e “The Menu” nel ruolo dell’iconica vice preside di Hogwarts.
Per il gigante buono Rubeus Hagrid c’è Nick Frost, mai scelta fu più azzeccata per un attore che ha in tasca la comicità giusta per un ruolo simile. Luke Thallon sarà il professor Quirinius Raptor, insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, e Paul Whitehouse, altro volto noto della comicità britannica, darà vita al custode Argus Gazza.
Restano da svelare i nomi degli attori che interpreteranno Harry, Ron, Hermione e Voldemort, e qui occhio alla candidatura, più dai fan che dalla produzione, del sempiterno Cillian Murphy.
Scelte ottime perché adatte, in linea con la strategia dichiarata di realizzare una serie il più possibile fedele ai libri. Questo è il punto sulla rugginosa questione di Severus Piton, che bada bene, è solo l’ultimo miscasting nell’universo di Harry Potter.
Perché di errori sul cast i film ne contengono a profusione, ma per cause diverse rispetto a questa scelta nella serie.
Nessuno tra chi ha letto i libri, neanche i meno puristi e bacchettoni, può ad esempio considerare fedele l’Harry Potter interpretato da Daniel Radcliffe, che suo malgrado è cresciuto con caratteristiche fisiche diverse dal maghetto descritto da JK Rowling, oltre al dettaglio non trascurabile degli occhi azzurri (“non proprio uguali a quelli di tua madre”, semicit) soppiantato dall’evidente bravura dell’attore nell’impersonare il protagonista dei lungometraggi.
Lo stesso accadrà per Paapa Essiedu, ma con un’aggravante: nessuno aveva promesso, prima che uscissero, “film perfettamente fedeli ai libri”, ecco perché se il primo Piton fosse stato basso e tozzo, piuttosto che asiatico, il clamore per la scelta avrebbe fatto molto meno rumore.
Etica ed estetica in JK Rowling
E invece i bravi consulenti di marketing della HBO ci costringono ad andarci a riprendere la stesura originale, alla quale – a loro dire – stavolta saranno rigorosamente fedeli.
Severus Piton è «un uomo alto e magro, dalla pelle giallognola, il naso lungo e adunco, i capelli lunghi, neri, lisci», e il motivo per cui la scrittrice lo specifica in più passaggi non è trascurabile.
Ancora, «Piton aveva l’incarnato pallido e il sottotono giallo. I capelli unti gli cadevano ai lati del viso adunco» e spesso viene visto dagli studenti come «un vecchio pipistrello».
Potremmo continuare per 394 paragrafi ancora con le numerose descrizioni minuziose dell’aspetto del Principe Mezzosangue, che bada bene, non sono un eccesso di zelo dell’autrice: l’intenzione è comunicare qualcosa sul personaggio già prima che accada qualsiasi cosa, generando un pregiudizio che nella saga solo alla fine si dissolve in un colpo di scena da maestro.
È il linguaggio non verbale con cui JK Rowling gioca lungo tutta l’opera
È la descrizione estetica che si fonde con l’etica quasi in modo lombrosiano per darci quella precisa impressione e poi sfatarla.
“Ma che bacchettoni”, “che pignoli”. E saremmo pure d’accordo, se non fosse per la promessa che aveva fatto la HBO, appositamente disattesa per generare indignazione e una valanga pubblicità gratuita.
Altrimenti il bravo Essiedu avrebbe interpretato Raptor, di cui nei libri non c’è quella minuziosa descrizione fisica e che gli sarebbe calzato a pennello.
E diciamolo pure: mandando al diavolo i testi sarebbe anche interessante utilizzare la tecnica con cui la Rowling sfata i pregiudizi, applicandola a un personaggio di colore, ma allora non mi fai il maestrino coi libri e la fedeltà ai testi.
Perché il punto non è che Paapa Essiedu è inadatto perché nero e belloccio. E’ che, per quel personaggio lì, è la scelta più sbagliata possibile.
Alessio De Paolis