Nel cuore del dibattito pubblico italiano si fa largo un tema sempre più urgente: l’inadeguatezza di un certo giornalismo, l’interferenza ideologica nella magistratura e una politica spesso subalterna a dinamiche opache di questo genere. A sollevare la questione sono voci autorevoli che denunciano un sistema dove l’informazione mainstream ha perso credibilità, trasformandosi, in alcuni casi, in veicolo di propaganda. Le derive giudiziarie, l’omologazione narrativa e la marginalizzazione delle voci dissenzienti disegnano un panorama in cui il pluralismo sembra seriamente compromesso.
“Il problema è che ormai molti giornalisti fanno gli attivisti di partito” – sostiene Fabio Duranti ai microfoni di Un Giorno Speciale – “Il magistrato non può farlo, il giornalista non dovrebbe farlo. Eppure oggi si moltiplicano traduzioni manipolate, polemiche sul nulla e persino esclusioni elettorali di candidati scomodi. E guarda caso sono sempre di una parte diversa da quella dominante, sia economicamente che ideologicamente”
A rincarare la dose è Alberto Contri, docente ed esperto di comunicazione sociale: “Il livello medio del giornalismo è crollato. I giornali non sono più strumenti di informazione ma di diffusione controllata di messaggi. E questo perché gran parte del sistema mediatico è sostenuto da finanziamenti e relazioni riconducibili a un potere che conosciamo bene“.
Ascolta QUI l’intervento integrale di Fabio duranti e Alberto Contri | Un Giorno Speciale
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