Per la Roma di Ranieri, quella appena iniziata è una settimana cruciale per il futuro e i risultati della squadra. All’orizzonte, questa domenica, c’è infatti la stracittadina contro la Lazio: match fondamentale sia per logiche campanilistiche, ma anche e soprattutto per la classifica. Molte delle speranze europee dei giallorossi passeranno infatti per il derby di questo fine settimana, nel quale entrambe le compagini scenderanno in campo sicuramente più che agguerrite.
Nonostante questo però, con la partita distante ancora diversi giorni, gli argomenti che in queste ore interessano maggiormente tifosi e addetti ai lavori (fra infinti articoli di giornale e programmi radio) sono quelli legati al futuro della Roma e del suo attuale allenatore: Claudio Ranieri. Notizie ufficiali sul tecnico della prossima stagione ancora non ci sono, men che meno sul nuovo CEO o sulle prossime scelte di mercato. Ma nelle ultime ore, è successo quello che nessuno nella capitale si augurava.
Claudio Ranieri, l’unico pilastro di una Roma disastrata e recuperata sull’orlo del baratro, non sembra avere più un futuro assicurato in società il prossimo anno. Hanno fatto discutere infatti, e non poco, le sue dichiarazioni post Roma-Juventus: da ‘dirigente senior’ quale era stato presentato nel comunicato del club il giorno del suo arrivo, a mero consigliere del presidente Friedkin. Cosa è realmente accaduto per assistere a un cambiamento del genere?
La preoccupazione della piazza è palpabile, e c’è chi nel contesto attuale vede molte somiglianze con altre situazioni passate (non certamente idilliache).
Roma-Ranieri, Maida: “Perché in questa città non si riesce a fare business?”

In diretta su Radio Radio Lo Sport, Roberto Maida ha espresso tutta la sua preoccupazione in merito alla questione, sottolineando le sue inquietanti analogie con il triste periodo della presidenza di James Pallotta.
“Nelle parole di Ranieri ho rivisto i sinistri segnali di declino a cui abbiamo già assistito nell’era Pallotta: dove il presidente non si faceva più vedere; il tecnico era lasciato solo; c’erano grosse cessioni all’orizzonte e un mercato tutto da decidere. Considerando anche le lentezze burocratiche legate all’iter del nuovo stadio, la domanda che mi viene in mente: Qual è il problema di questa città? Perché non si riesce a fare business? Bisogna porsi delle domande, se a distanza di anni si è tornati a vedere cose che abbiamo già visto”