“Suborbitale è una parola che significa semplicemente che qualsiasi oggetto non è in orbita, quindi posso andare a qualsiasi distanza”.
Un concetto che già così rappresenterebbe un’innovazione tecnologica senza precedenti. Andare da Roma Tokyo in due ore sarà presto possibile? Non lo sappiamo, ma la ricerca parte dalla teoria, e le basi teoriche ci sono tutte. Anzi, molto recentemente c’è stata anche la pratica. I viaggi in orbita aperti a tutti sembrano non essere più un’ipotesi fantascientifica, come ci ha spiegato il generale Roberto Vittori: “Questo premesso, oggi la parola suborbitale viene associata a attività come quella di Virgin Galactic”.
Cos’è Virgin Galactic?
“Salgo a bordo di un aeroplano, o spazioplano che sembra un aeroplano, arrivo a 80, 100, 120 km: il limite dell’atmosfera è circa 100 km, e dopodiché riatterro. All’interno di questo tipo di concetto oggi abbiamo enfatizzato molto l’aspetto, tra virgolette, turistico e cioè l’esperienza molto particolare che chi dispone i soldi necessari riesce a fare. È un’impostazione sbagliata.
La tecnologia, il volo suborbitale e altro non è che il trasporto di futura generazione. Io vado da Roma a Tokyo in un’ora e mezza invece che 10-15 ore quello che è, significa volare più alto, volare più velocemente e ridurre le distanze, ridurre il tempo che occorre per andare da un punto all’altro della superficie terrestre. Tutto questo oggi viene presentato come un’attività turistica ma in realtà è molto limitativo, non è questo, è il futuro del trasporto”.
Uno spazioporto italiano
“Il concetto di spazioporto è un concetto che va capito, è l’aeroporto che si trasforma in spazioporto, è l’aeroplano che si trasforma in spazioplano. In effetti ad origine lo spazioporto era limitato a delle basi come per esempio il Kennedy Space Center, vicino alla costa perché erano in condizioni comunque di assicurare il lancio di un razzo senza rischio per le popolazioni locali. Lo spazioporto oggi si trasforma in qualcosa di differente.
Innanzitutto la tecnologia è andata davanti, quindi ho bisogno anche di fare attività sperimentali. Lo spazioporto riesce a diventare un punto di riferimento per attività sperimentali e soprattutto un aggregatore di attività economiche, aziende e start-up collegate al settore spazio. È un concetto ampio, non è limitato alla pista da cui decollano e riatterrano aeroplani.
Lo spazioporto si amplia anche a diventare un attrattore locale delle risorse dell’innovazione trasformata in azienda, in start-up, che è proprio la chiave del successo per passare dallo spazio come momento esplorazione allo spazio come opportunità anche di crescita economica”.