Due nomi per iniziare: Andrea Barzagli e Thijs Dallinga. Il primo, scoperto e ingaggiato ai tempi del Chievo, l’ultimo, protagonista con una doppietta nella semifinale di Coppa Italia tra Empoli e Bologna. In mezzo, una lunga lista di talenti portati alla ribalta: Gomez, Ilicic, Muriel, Gosens, Bastoni, Romero, Malinovskyi, Kulusevski, Ferguson, Zirkzee, Posh, Castro. Tutti accomunati da un unico denominatore: Giovanni Sartori. A 67 anni, è senza dubbio il miglior operatore di mercato del calcio italiano. Un uomo che rifugge dai riflettori, preferisce i fatti alle parole e, ancora una volta, ha dimostrato la forza della sua visione calcistica.
Sartori è la miglior risposta all’algoritmo. Non si affida a numeri e statistiche, ma alla conoscenza diretta. Osserva i giocatori dal vivo più volte, parla con loro, ne studia carattere e stile di vita. Solo dopo, se convinto, li ingaggia a cifre spesso inferiori a quelle di mercato. È stato così al Chievo, poi all’Atalanta e oggi al Bologna, che raccoglie i frutti di un lavoro certosino: quarto in classifica, cinque vittorie consecutive in campionato, una semifinale di Coppa Italia che riaccende un sogno che manca dal 1974. Gran parte del merito va proprio a Sartori, che ha costruito una squadra valorizzata da Vincenzo Italiano, capace di esprimerne al meglio il potenziale.
Ma il successo del Bologna è il risultato di un gioco di squadra anche a livello dirigenziale. L’amministratore delegato Claudio Fenucci e il direttore sportivo Marco Di Vaio sono tasselli fondamentali di un mosaico che, in cima, ha un nome su tutti: Joey Saputo. Il magnate canadese di origini italiane, padrone di un impero lattiero-caseario, dieci anni fa promise di riportare il Bologna ai vertici. Oggi i risultati parlano per lui: il club è solido, ambizioso e competitivo. Un progetto lungimirante, guidato da uomini di parola.
L’editoriale di Xavier Jacobelli ai microfoni di Radio Radio Mattino Sport e News