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“Vi spiego le due vie del governo Meloni per rispondere ai dazi” ▷ Intervista al Sen. De Carlo (FDI)

In un momento di grande tensione commerciale tra Europa e Stati Uniti, i riflettori sono puntati sulle strategie del governo italiano per affrontare i nuovi dazi imposti – poi revocati in una sorta di tregua – dall’amministrazione Trump. Con un incremento del 20% sulle esportazioni europee, il rischio di una guerra commerciale resta concreto, ma Roma punta sul dialogo e su risposte coordinate con l’UE. Ne abbiamo parlato con il senatore Luca De Carlo, figura di spicco di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Agricoltura al Senato. Quali saranno le mosse del governo per tutelare il Made in Italy e mantenere l’equilibrio tra fermezza e diplomazia?

“L’America oggi fa l’America”

“Il Presidente eletto democraticamente dagli americani ha deciso di riequilibrare una bilancia commerciale che pende dalla parte dell’Europa ma anche verso altri paesi attraverso uno strumento, quello dei dazi, che normalmente viene utilizzato nel libero mercato per riequilibrare situazioni dove manca la reciprocità. Mi riferisco al fatto dove vengono applicati i dazi normalmente verso quelle nazioni che non adempiono alle stesse norme che noi diamo ai nostri produttori, ad esempio.

Ogni qualvolta vi sia invece un dazio protezionista viene un po’ meno quel DNA che è tipico dell’Occidente, cioè quello del libero mercato e questo crea preoccupazione soprattutto per quelle nazioni che sono maggiormente esportatrici come lo è l’Italia: è evidente che oggi ci sia un motivo di preoccupazione. Però sono problemi complessi a cui è facile dare la risposta in uno slogan, ben più difficile è cercare di capirne quali sono i presupposti e le contromisure o le soluzioni da adottare”

Cos’è successo dopo questo dazio del 20%?

“E’ successo che mentre una parte della politica magari un po’ strumentalmente ha alzato un po’ una cortina di fumo e una serie di allarmismi, la nostra premier, ha richiamato anche l’Europa ad un atteggiamento poco di pancia e molto di testa per riuscire a far passare l’idea giusta, tra l’altro perorata da tutti gli analisti, che ai dazi non si risponde con i contro-dazi, ma si risponde con l’unico vero antidoto al dazio che è l’accordo, che vale per gli Stati Uniti ma vale anche per tutte quelle nazioni, e sono tante, nelle quali oggi noi mettiamo dei dazi o magari subiamo i dazi: penso al Sud America, penso all’India.

Quindi in un mondo del libero mercato che è quello dell’Occidente, quello in cui noi abbiamo scelto di stare volontariamente, nel quale abbiamo come alleato gli Stati Uniti, indipendentemente che governi Biden o che governi Trump, noi dobbiamo riuscire a far capire agli americani che in questo caso hanno sbagliato, che non è la risposta corretta ma è un intensificare le relazioni e i rapporti la mossa giusta, e non certo un dazio protezionistico, perché purtroppo il dazio fa male a chi lo subisce, alle nostre imprese esportatrici, ma fa male anche in una logica di medio-lungo periodo anche a chi lo mette, perché c’è un problema inflattivo, c’è un problema di reperimento di prodotti magari insostituibili.

Penso all’agroalimentare, è difficile sostituire un buon amarone, lo dico da veneto, con un altro vino per quanto autoctono possa essere in America e quindi esistono situazioni nelle quali i dazi sono addirittura penalizzanti per il governo che li mette. Ad oggi a che punto siamo? Siamo in un punto di riflessione sul tipo di impatto che avranno. La Meloni ha convocato tutte le categorie produttive a Palazzo Chigi cercando di capire il quadro, ma postando anche delle proposte serie, concrete, che fanno da un lato il paio con l’attività diplomatica che la Meloni sta mettendo in campo in nome per conto dell’Europa. Perché, vedete, queste questioni commerciali sono delegate all’Europa. Noi ne usciamo nel momento in cui facciamo massa critica con gli altri 27 Stati.

Non ne usciamo, primo, perché non è previsto dalla legge, e secondo, se trattiamo singolarmente. Però sì, possiamo mettere i nostri buoni rapporti con gli Stati Uniti al servizio di tutta Europa. E questa è la parte diplomatica”.

L’incontro con Trump

“Meloni raggiungerà il Presidente Trump il giorno 17, ma intanto alle nostre imprese abbiamo chiesto e abbiamo avuto ulteriore conferma, di segnalarci quelle che sono già le storture che ci sono all’interno della Comunità Europea. Perché? Perché noi, anche se non condividiamo ciò che sta facendo il Presidente Trump, che fa gli interessi degli americani o crede di farlo in questo momento; vorremmo che l’Europa finalmente facesse gli interessi degli europei e non sbagliasse costantemente politica come è accaduto negli ultimi anni e quindi abbiamo proposto sia su tanti tavoli, dall’agroalimentare a quello dell’automotive, abbiamo proposto una revisione del PNRR che ci metta nelle condizioni di supportare le nostre imprese, un utilizzo dei fondi di coesione che spesso le nostre regioni non riescono a utilizzare a pieno e anche di intensificare l’attività di promozione dei nostri prodotti attraverso un’intensificazione del lavoro dell’ICEA. La risposta è anche quello che fanno normalmente i nostri imprenditori, alzarsi tutte le mattine e cercare nuovi mercati”.

Ascolta l’intervista ai microfoni di Fabio Duranti

Fabio Duranti

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