Supercaos. Il comunicato ufficiale sull’istituzione di una Superlega tra i club più blasonati d’Europa, diffuso alla fine di una domenica nella quale le notizie si sono rincorse per tutta la giornata, ha scompaginato il mondo calcistico ma anche dell’extra-pallone. La possibilità che alcune delle maggiori squadre si disallineano da tutte le altre per giocare un campionato a parte è stata accolta come una vera e propria dichiarazione di guerra dai vertici del calcio mondiale. Uefa, Fifa e le singole federazioni nazionali hanno risposto prontamente alla notizia della creazione di questa nuova competizione, minacciando l’esclusione di società, con giocatori annessi, che vi prenderanno parte.
Ma la questione, come detto, esonda dall’entroterra del campo da gioco ed è finita sul tavolo della politica. Già alcuni delle figure di spicco delle istituzioni in Europa, come il Premier britannico Boris Johnson o il Primo Ministro francese Emmanuel Macron si sono schierati dalla parte del no alla Superlega. Venendo agli affari italiani, ha già espresso una posizione il leader della Lega Matteo Salvini, al quale “non piace” l’idea di “un campionato delle élite”. Intervenuto ai microfoni di Francesco Vergovich, Salvini ha tracciato il suo punto di vista.
Ecco l’intervista a Matteo Salvini a “Un giorno speciale”.
“Non mi piace. Non mi piace il calcio merce. Adesso non voglio fare il romanticone eh, ma fosse per me torneremo alle partite la domenica alle 15.00 con tre stranieri in campo e Paolo Valenti che fa il riassunto a Tutto il calcio minuto per minuto. Senza pretendere questo, però il campionato delle élite, dei dodici autoproclamatisi tali, con tutti gli altri che sono plebei e che assistono alla finestra in attesa di vedere qualche briciola che dal tavolo imbandito arrivi anche alle altre società, mi imbarazza al solo pensiero.
Io aspetto di avere dei documenti, degli elementi, qualcosa in più rispetto ai titoli di giornale. Ne ho parlato con qualcuno che sta lavorando alla questione e ci sarebbe un giro di soldi, per chi partecipa a questa iniziativa, da centinaia di milioni di euro garantiti all’anno. Però verrebbe cancellato il merito, l’impegno, la fatica, il sudore. Se vinci hai il diritto di andare avanti, se perdi non hai il diritto di andare avanti. Sicuramente, però, parlavo questa mattina anche con alcuni calciatori in attività e alcuni ex calciatori, che la Uefa debba essere rivoluzionata è evidente, che il sistema calcio sia in Italia che in Europa abbia bisogno di essere ripensato è evidente, ma questa modalità mi sembra assolutamente la meno corretta.
La fede nella squadra non si cambia. Puoi cambiare tante cose nella vita, ma se nasci con una maglia nel cuore quella maglia non la cambi. A prescindere se giochi in Serie A, in Serie B, in Serie C, in Superlega o nel campionato dilettanti. Quindi non è in discussione il romanismo, il milanismo, l’essere tifosi della Lazio o della Juve. Però assolutamente un po’ di poesia già l’ho persa. Anche il fatto che Dazn si sia conquistata a suon di milioni i diritti qualche dubbio lo ha fatto venire. Questo spezzettamento del campionato che non si sa quando comincia, non si sa quando finisca… io finché campo, e siamo nelle mani di Dio, i colori della maglia non li cambio. Però sicuramente stanno togliendo passione e gioia ai tifosi. Perché poi il calcio sono i tifosi, il calcio sono gli appassionati, il calcio sono gli stadi. Non sono le pay tv o le superleghe.
Non si tratta di centro o sud. In questo momento se uno prende la classifica c’è anche la nordicissima Atalanta che rimane alla finestra. Ma non è corretto. Non è corretto perché se la Lazio vince il campionato deve andarci la Lazio e se il Milan arriva dodicesimo, se il merito conta qualcosa non va da nessuna parte. Qui ci sono società, peraltro con proprietà straniere. Perché le due società italiane che vorrebbero rivoluzionare il calcio sono di proprietà una cinese e l’altra americana. Adesso non voglio fare il nazionalista però, il calcio non è solo la Serie A. Vanno avanti anche le giovanili, i movimenti inferiori, dilettanti, gli altri sport. Ci sono di mezzo alcuni milioni di appassionati e decine di migliaia di posti di lavoro. Decidere a tavolino che i ricchi fanno una roba e i meno ricchi ne fanno un’altra, a prescindere dal merito conquistato in campo, non mi piace.
Io onestamente ho le giornate piene sul tema salute, ospedali, piano vaccinale, riaperture, bar, ristoranti, negozi, quindi la Superlega me la sarei risparmiata. Richiesto un parere vi dico che anche dal punto di vista economico, rischia di essere un errore. In tre ci guadagnano, leggevo cifre che ogni società potrebbe guadagnarci fino a 200 milioni di euro all’anno.
Sono tifoso del Milan, potrei solo essere contento, ma non mi interessa. Anche perché quando vedo e sento parlare di rinnovi contrattuali da 10, 12, 15 milioni di euro e qua stiamo trovando la stessa cifra per aiutare migliaia di tassisti e agenti di commercio, mi girano le balle. Mi auguro che si riformi il campionato, si riformi la Champions League, ma senza strappi unilaterali”.