Con la vittoria dello Scudetto da parte dell’Inter, Milano si è ieri consacrata a una festa euforica e spensierata, che ha portato a un vero e proprio sovraffollamento dei luoghi nodali della città, come ad esempio la splendida Piazza del Duomo.
Ora, nulla di male nel giubilo da parte dei tifosi, ci mancherebbe. E lo dice peraltro uno che non ha alcun trasporto per il calcio. Il punto, però, sta altrove: segnatamente nel fatto che, per quel che riguarda i festeggiamenti per lo Scudetto, sembra, almeno a vedere le immagini, che l’emergenza epidemiologica abbia per magia cessato di esistere. Strade invase da tifosi baldanzosi, piazze saturate da folle festanti, come se il coronavirus mai fosse realmente esistito.
Si tratta di un vero e proprio paradosso, se si considera che sono ormai mesi che le piazze sono interdette alle manifestazioni politiche, alle assemblee, liquidate in blocco sotto il nome orrendo di assembramenti, e in generale a tutti i momenti di ritrovo sociale, culturale e magari anche politico. Le mie riflessioni, si badi, non vanno certo nella direzione di chi sostiene che si debba chiudere tutto fintantoché dura l’emergenza, dunque potenzialmente anche per anni.
Come più volte ho ribadito, la giusta lotta contro il virus non può in alcun caso giustificare la sospensione dei diritti e delle libertà costituzionali. Detto in altri termini, sacrosanto è combattere contro il virus, folle è farlo pensando di mantenere la popolazione in lockdown per anni, limitandone peraltro le libertà costituzionali. Per questo motivo, non intendo certo sostenere che sia sbagliato far festa sulle piazze per la vittoria dello Scudetto. Intendo, al contrario, affermare che l’accesso alle piazze dovrebbe essere garantito a tutti, e non solo ai tifosi calcistici.
Insomma, si tratta di un paradosso particolarmente urticante: chi scende in piazza per festeggiare la vittoria del campionato della propria squadra è libero di farlo senza limitazioni; chi, invece, osi avventurarsi sulle piazze per rivendicare il diritto al lavoro o per contestare il nuovo Leviatano terapeutico, ecco che si vede multato per violazione delle norme anticovid o, in non rari casi, si vede addirittura negato il diritto alla piazza da parte delle prefetture. Quanti ristoratori in questi mesi sono stati multati per aver osato manifestare pubblicamente e oralmente il proprio dissenso? Quante manifestazioni di piazza ancora in queste settimane non sono state autorizzate?
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro