Inter da Scudetto: può partire la festa. Adesso è fatta per i nerazzurri. Il blitz in casa del Crotone, e il concomitante pareggio dell’Atalanta con il Sassuolo, ha decretato il tricolore numero 19 per la truppa di mister Conte.
Il tecnico pugliese spodesta così il dominio della Juventus, durato ben 9 annate, con un campionato da standing ovation. Una cavalcata entusiasmante completata in una stagione davvero difficile in epoca di Covid.
Sulle frequenze di Radio Radio sfilano nerazzurri d’eccezione. Questa mattina l’ex Presidente Massimo Moratti, oggi pomeriggio l’intervento del tifoso doc Paolo Bonolis
Un trionfo non scontato quello dei nerazzurri…
“Assolutamente no. Come non è mai stato scontato nella nostra storia. Proprio questo rende la vittoria ancora più effervescente. Il fatto che le vittorie dell’Inter non sono mai state date per scontate fin dall’inizio. Senza dubbio la società ha costruito, nell’arco di due anni, un progetto importante. Però, per il nostro DNA, di scontato c’era ben poco. Ce ne ricordiamo di sapori maligni buttati giù con un boccone amaro all’ultimo.
Quest’anno invece è andato tutto per il verso giusto perché c’è stato chi ha saputo tenere le redini anche quando il cavallo sembrava affaticato”.
Conte è il vero artefice?
“Senza dubbio Conte ha questo merito eccellente. Quando si parla di squadra, in qualunque settore del lavoro, il merito va condiviso da tutti. Perché ci può essere stato anche chi ha detto come le cose andavano fatte, ma c’è stato pure chi ha ascoltato e ha saputo recepire. Sicuramente Conte ha mantenuto la barra dritta ma, allo stesso, tempo, tutti gli altri hanno seguito quella rotta senza distaccarsi dalle intenzioni dell’allenatore. Quindi l’intelligenza non è soltanto di chi parla, ma anche di chi sa ascoltare”.
Conte, Lukaku, Barella… quale altro nome aggiungere?
“Vale quello che ho detto prima. Qualunque altro nome merita il posto di questi tre. Uno non fa una squadra, due non fanno una squadra, una squadra la fa solamente una squadra. Così come Matteo Darmian ci ha portato 6 punti fondamentali, così come D’Ambrosio, che per via del Covid e dell’infortunio è stato fuori, ci ha dato punti fondamentali quando tutto sembrava perduto. Così gli altri che hanno avuto l’occasione di dare il loro contributo, così come quelli che sono stati in panchina e hanno sostenuto i compagni, pur avendo avuto delle apparizioni in campo minime. Così come chi si è fatto carico negli spogliatoi di dire le cose giuste, come Kolarov riconosciuto da tutti i compagni in questo senso. Insomma, una squadra è una mente alveare”.
Il tifoso interista quanto teme che Conte possa andare via?
“Io non so se Conte non rimarrà. Sarebbe nelle intenzioni della sua vita voler cambiare? Chi lo sa. Per come la può vedere uno che nel suo lavoro cose ne ha fatte costruendole nel tempo, nel momento in cui le costruisci e vedi che funzionano mollarle mi sembra sciocco. Poi io non so cosa c’è nella testa dell’allenatore. Credo però che, nel momento in cui riesci a realizzare un prodotto che funziona ottenendo il plauso, il consenso e la fiducia di tutti, cambiare strada non so che senso abbia. Ma non credo che succeda. Come non credo a tante polemiche che sono state fatte sulla Superlega. Credevo che questa Superlega non fosse una volontà, ma solamente una grande provocazione per accelerare alcuni cambiamenti che UEFA e FIFA devono offrire alle varie società”.
Che differenza c’è tra lo scudetto del ‘triplete’ e quello di oggi?
“Penso che questa squadra potrebbe aprire un ciclo. Potrà farlo se sarà nell’intenzione di tutti proseguire. Quando fu vinto il triplete c’era anche una presidenza, quella di Massimo Moratti, che era in via di dismissione. Questa invece è una presidenza appena arrivata, in un momento difficile in cui anche la progettualità delle ragioni per cui è stato acquisito il pacchetto di maggioranza dell’Inter da parte di Suning non sono state portate a buon fine a causa della pandemia. Credo che la volontà di promuovere un marchio in Occidente ora abbia trovato una bandiera importante su cui sventolare. Andarsene ora sarebbe sciocco”.
Cosa va rimodernato in questa Inter guardando al futuro?
“L’obiettivo dichiarato è il bis dello scudetto. Ma l’obiettivo dichiarato è anche quello di voler competere in tutte e 3 le competizioni che la vedranno protagonista. Partirà con il gruppo 1 in Champions, quindi ci auguriamo che le squadre che dovrà affrontare nelle eliminatorie non siano così drammatiche come capitato nei due anni precedenti.
Le cose che devono essere sistemate sono quelle già ovvie. Cioè un rinfoltimento della rosa che permetta al centrocampo di avere un interditore in più e di non dover gravare sempre tutto su Barella e sul secondo regista. Credo che serva un difensore veloce nella batteria arretrata. Credo serva un sostituto importante che sia in grado di far respirare Lukaku. Ma quello che più occorre quadrare secondo me, ma lo sapranno meglio loro, è la fascia sinistra che va ringiovanita perché altrimenti rischia di diventare una RSA”.
C’è un gusto diverso nello scucire lo Scudetto proprio alla Juventus?
“E’ uno sporco lavoro ma, prima o poi, qualcuno doveva pur farlo. L’abbiamo fatto noi perché si è costruito affinché ciò accadesse. La Juventus prima o poi in qualche modo doveva, anche per termini anagrafici, fare un cambiamento importante. Lo ha fatto rimanendo una rosa molto forte, cercando di dare una opportunità a un allenatore che non aveva una storia come tale con tutte le difficoltà di un allievo nel settore. La Juventus tornerà sicuramente ad essere straordinariamente competitiva già dal prossimo anno, su questo non ci sono dubbi. Però è ovvio, per quella che è la storia del campionato italiano, che si sia stati noi a decretare la fine di questo regno lunghissimo beh… è come un piatto di bucatini all’amatriciana”.