Altra carne sul fuoco per un libro che sta già facendo discutere per svariate ragioni. “Io sono Giorgia”, il testo firmato dalla leader di Fratelli d’Italia Meloni, non sarà in vendita presso la libreria “Booklet Le Torri” di Tor Bella Monaca perché secondo la libraia Alessandra Laterza si tratta di “una scelta etica”.
La miccia è scoppiata direttamente sulla sua pagina Facebook, dove Laterza ha spiegato che “So scelte, mejo pane e cipolla, che alimentare questo tipo di editoria… Alla lotta e al lavoro, il mio è indipendente!”. Da lì il post ha cominciato ha fare il proverbiale giro del web e la notizia si è presto diffusa dappertutto. Chiamata in diretta da Luigia Luciani e Stefano Molinari per motivare ulteriormente questo boicottaggio, la libraria ha parlato di “nessuna censura”, bensì “una forma di resistenza“. Queste le sue parole in diretta a Lavori in Corso.
“La censura la effettua l’istituzione nel momento in cui decide di non voler commercializzare un libro. Quindi non si può trovare nelle biblioteche, nelle scuole, nei luoghi dove la cultura dovrebbe essere recuperabile. In realtà il libro lo potete acquistare su Amazon, quindi la libreria adopera una scelta, che è una scelta editoriali. Ma soprattutto è una scelta etica e morale.
Poco fa in libreria è entrato un edicolante ringraziandomi del gesto fatto. E mi diceva che spesso anche a lui arrivano inserti che veramente gli fanno ribrezzo per una forma di apologia che viene manifestata nelle immagini che ci sono. Mi diceva: ‘io non faccio altro che prenderli e mandarli indietro. È una forma di resistenza la nostra, che continua ad essere esercitata attraverso il commercio.
Esprimiamo delle idee, non vendiamo dei prodotti commerciali qualunque. Per me il futuro non è nel pensiero di Giorgia Meloni e quindi auspico nel fatto che più persone con il tempo la possano pensare come me. Certo è che non immaginavo che un post sul mio account personale di Facebook scaturisse tutta questa forma di ribellione.
Io rivendico quello in cui credo, quello che penso. Quindi nel momento in cui scelgo di fare la libraia, scelgo anche di esercitare il mio diritto sacrosanto di esprimere il mio pensiero. E’ questo che fa un libraio quando sceglie un inserto piuttosto che un altro. Ecco perché non lo vendo quel libro. Non c’è forma di censura. Anzi, forse gli sto facendo anche pubblicità”.