La scoperta sulle telecamere cinesi che ci spiano, monitoraggio di massa e dati non al sicuro ▷ Ranucci

Spiati da telecamere cinesi: a sentirlo così sembrerebbe solo un altro passaggio di un romanzo di Orwell, ma stavolta il rischio sembra essere quantomai reale.
E non solo perché l’avvertimento giunge da una trasmissione credibile di un conduttore trasparente come Sigfrido Ranucci; trasmissione che dà seguito anche agli approfondimenti fatti sull’argomento da Fabio Duranti, che più volte ha avvisato riguardo i malware presenti nei sistemi di monitoraggio – ma anche nei dispositivi mobili – che, anche senza preciso ordine di farlo, comunicano con l’esterno.

E’ ciò che sembra accada anche in Rai, il cui sistema di videosorveglianza è aumentato considerevolmente dopo il Covid. Il media di Stato ha difatti già avviato approfondimenti sulla sicurezza di queste telecamere, alimentando un’inquietudine che zampilla dopo l’inchiesta di Report sui dispositivi cinesi piazzati nei luoghi strategici del paese.
Queste telecamere a marca Hikvision sono le stesse che partecipano al progetto della Repubblica popolare di Cina, che ha avviato una massiccia campagna di repressione della minoranza turcofona e musulmana uigura in Xinjiang, nell’ovest della Cina.

Un particolare che deve far riflettere“, dice Sigfrido Ranucci ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.
Ecco l’intervista a ‘Un Giorno Speciale’.

Abbiamo scoperto che i dispositivi in Rai, ad esempio, anche se configurati e chiusi all’esterno, ogni tanto ricevono degli input per tentare di collegarsi all’esterno e dialogano con degli IP cinesi che scambiano informazioni con le nostre telecamere. Ora con il Covid sono anche aumentate, sono ovunque. Rispondono a delle società che fanno parte di un grande progetto di profilazione che sta avvenendo in Cina e che riguarda alcune regioni a maggioranza islamica dove il riconoscimento facciale, insieme all’incrocio di altri dati, fa parte di un progetto gigantesco che è anche legato a forme di repressione. Deve farci riflettere.

C’è anche un altro tipo di problema che si porrà da qui a un po’: quando noi mettiamo tutte le nostre immagini, le nostre memorie, le nostre mail, tutto quello che riguarda la nostra identità, il nostro passato in un cloud, questo cloud consuma dell’energia per mantenerli.
Arriverà un momento in cui questa non sarà sufficiente, perché la velocità di accumulo dei dati è superiore alla tecnologia che crea quei sistemi per contenerli nel minor spazio possibile, perché questa è la sfida del futuro: alimentarli, perché sono consumatori di energia.

Nel momento in cui non ci sarà più spazio per mantenere tutto ci sarà qualcuno che potrà decidere cosa tenere e cosa buttare di quelle cose che appartengono alle nostre emozioni e alla nostra memoria. Chi è che lo deciderà? Qualcuno che sarà in un paradiso fiscale verso il quale nessuna azione giudiziaria partente dal nostro paese può avere efficacia“.